Morti mentre ristrutturavano la facciata della basilica di Piedimonte Matese, la Curia a giudizio

Morti bianche, la Curia a giudizio
Ha chiesto l’estromissione dal processo, inutilmente. Così, la curia di Alife-Caiazzo è stata rinviata a giudizio come responsabile civile per l’omicidio...

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Ha chiesto l’estromissione dal processo, inutilmente. Così, la curia di Alife-Caiazzo è stata rinviata a giudizio come responsabile civile per l’omicidio colposo dei due operai Antonio Atzeri e Tammaro Albino, morti mentre ristrutturavano la facciata della basilica di Piedimonte Matese, due anni fa. Il responsabile della curia è il vescovo Valentino Di Cerbo, per la seconda volta indagato e rinviato a giudizio, dopo un primo processo fissato per circonvenzione d’incapace. Un mandato difficile, quello del vescovo, costellato da vicende giudiziarie. Ma dalla curia non escono commenti, solo silenzi. Anche su queste due morti. Era ottobre di due anni fa quando avvenne l’incidente.


Ieri, il giudice Emilio Minio, ha rinviato a giudizio anche il titolare dell’impresa Alma Service e un imprenditore di Gioia Sannitica, colui che avrebbe dato disposizioni sul luogo di lavoro quel giorno della tragedia. Dovrà affrontare il processo anche la responsabile alla sicurezza del cantiere. Per quest’ultima, ha retto l’accusa di non aver impedito il montaggio della piattaforma «autosollevanta» in assenza di Pos, il documento cioè che stabilisce le operazioni di sicurezza da adottare.

Autorizzazioni tecniche, necessarie però. Soprattutto quel giorno ventoso di ottobre, il 31 ottobre del 2015. Il vento sollevò le impalcature e le fece cadere giù. Si è costituita come parte civile al processo anche la Cgil di Caserta, attraverso l’avvocato Sergio Tessitore. Parte civile nel processo sono anche i congiunti dei due operai, rappresentati dagli avvocati Vincenzo Coltellessa, Massimo Scetta e Vittoria Pellegrino.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino