Mozzarella adulterata, il Riesame scarcera gli imprenditori Marrandino

Mozzarella adulterata, il Riesame scarcera gli imprenditori Marrandino
Il Tribunale del Riesame di Napoli (ottava sezione presieduta da Francesco Todisco) ha disposto l'immediata scarcerazione di Paolo e Pasquale Marrandino, zio e nipote di 54 e...

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Il Tribunale del Riesame di Napoli (ottava sezione presieduta da Francesco Todisco) ha disposto l'immediata scarcerazione di Paolo e Pasquale Marrandino, zio e nipote di 54 e 29 anni, proprietari di un noto allevamento bufalino di Castel Volturno (Caserta) con annesso caseificio per la vendita della mozzarella dop, arrestati (e posti ai domiciliari, ndr) il 5 dicembre scorso nel'ambito di un inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed eseguita dal Corpo Forestale dello Stato.




I magistrati partenopei hanno annullato l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Sergio Enea, accogliendo la ricostruzione effettuata dal legale dei due indagati, Nando Letizia; per gli altri due indagati finiti ai domiciliari, i veterinari Andrea Russo, 57 anni in servizio all'Asl, e il figlio 30enne Carmine, dipendente dell'azienda, il Riesame si pronuncerà lunedì 22 dicembre.



I Marrandino sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al maltrattamento degli animali, alla ricettazione di farmaci e all'adulterazione di sostanze alimentari perchè secondo gli inquirenti avrebbero somministrato alle bufale sane, con la complicità dei due veterinari e sostituendosi all'Asl, il vaccino contro la brucellosi - l'Rb51 importato dalla Corea del Sud - in un periodo assolutamente vietato dalla legge, quello post parto, con il rischio di provocare la contaminazione del latte usato per produzione delle mozzarelle. Durante le indagine sono stati sequestrati oltre 2000 capi bufalini, di cui solo cinque risultati affetti di brucellosi (tutti gli altri sono risultati sani e dissequestrati, ndr), e sono stati distrutti centinaia di litri di latte.



Ma secondo l'avvocato Letizia «gli elementi raccolti non avrebbero provato l'esistenza dell'associazione e inoltre, da un'altra perizia da me commissionata, non sono emerse prove scientifiche certe che comprovino la presenza del vaccino nel latte sequestrato nè la pericolosità dello stesso».
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Il Mattino