Nella Napoli sotterranea rifiuti del mare in mostra

Bambole, accendini e spazzole: sono migliaia i pezzi recuperati

Nella Napoli sotterranea rifiuti del mare in mostra
I giocattoli persi e ritrovati nel mare della costa casertana arrivano nelle viscere di Napoli. E da qui provano a raccontare un mondo diverso, fatto di comportamenti umani...

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I giocattoli persi e ritrovati nel mare della costa casertana arrivano nelle viscere di Napoli. E da qui provano a raccontare un mondo diverso, fatto di comportamenti umani finalmente ecosostenibili.


Alla ricerca di normalità ambientale è l'associazione Domizia, che sulla costa a nord di Napoli si prende cura delle tartarughe marine a supporto della stazione zoologica Anton Dohrn. Durante il presidio ambientale del litorale i volontari raccolgono anche i rifiuti spiaggiati sui tratti d'arenile libero e coi reperti creano mostre per porre i visitatori davanti ai propri stessi danni, dando vita al progetto "Museo del Danno".

L'ultima installazione del singolare museo sarà ospitata dall'associazione Napoli Sotterranea nell'ex acquedotto cittadino nei decumani da domani al 10 marzo. La mostra sarà formata da migliaia di pezzi fra bambole mutilate e ustionate, siringhe e flaconi di farmaci usati, parti di protesi dentarie, accendini arrugginiti, spazzolini infeltriti e tanti altri scarti prodotti nelle case da semplici cittadini che a fine ciclo sono stati abbandonati irregolarmente e attraverso il fiume Volturno e il canale fognario dei Regi Lagni sono arrivati mare e riversati in spiaggia.

Qui, soprattutto sugli arenili dove ci sono le foci dei canali d'acqua superficiali, sono stati trovati e raccolti dal Museo del Danno, per essere trasformati in opere d'arte al contrario. «Creiamo installazioni con reperti appartenenti a una civiltà contemporanea incapace di smaltire correttamente parte dei propri scarti, provocando l'alterazione dell'ecosistema marino e della catena alimentare», racconta Raffaele D'Agostino, scultore e volontario di Domizia.
Insomma, il Museo del Danno dà vita a provocazioni per suscitare un moto di ribellione nei cittadini, affinché si prendano cura del pianeta dove vivono, partendo dal proprio intimo. «È arrivato il momento di cambiare, iniziando dai nostri comportamenti ambientali non corretti dice Sergio Bravi, ricercatore del dipartimento di scienza della Federico II, anche lui socio di Domizia - i corsi d'acqua non sono autostrade di rifiuti, le spiagge non sono discariche a cielo aperto. L'impatto negativo sull'ecosistema marino è devastante e attacca non solo la fauna e la flora acquatica, ma anche noi esseri umani, attraverso per esempio l'alterazione della catena alimentare».
Il professor Bravi fa diretto riferimento alle microplastiche, di cui ormai i mari di tutto il mondo sono infestate. I rifiuti smaltiti non correttamente, infatti, soprattutto quelli di natura plastica, quando arrivano nelle acque degradano, si trasformano in piccolissime parti e sono assorbite dalla fauna.

In parole semplici vengono ingerite dai pesci, che poi arrivano sulle tavole dei consumatori. In pratica, con comportamenti ambientali non corretti noi esseri umani stiamo praticando un vero e proprio auto avvelenamento della nostra stessa specie.


Ma come hanno fatto i rifiuti spiaggiati sulla spiaggia domiziana ad arrivare nell'ex acquedotto di Napoli Sotterranea? «Perché i temi ambientali e la salvaguardia del mare non possono essere più procrastinati se vogliamo salvare il pianeta dove viviamo», sottolinea Arianna Albertini, presidente dell'associazione che controlla il sito culturale partenopeo.


L'installazione sarà preceduta da una presentazione con tavolo di lavoro moderato dal giornalista Francesco Buononato, cui prenderanno parte, oltre la presidente di Napoli Sotterranea, Arianna Albertini, e la vicepresidente di Domizia, Leda Tonziello, il conduttore radiofonico Gianni Simioli, il direttore del parco sommerso di Gaiola, Maurizio Simeone, Rosaria della Valle, della fondazione green Mario Diana e Giovanni Sabatino, presidente dell'ente riserve regionali della costa Domitiana.
 

 

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Il Mattino