Cosentino, i pentiti sono inattendibili: ecco perché è stato assolto

Cosentino, i pentiti sono inattendibili: ecco perché è stato assolto
A distanza di sei mesi dal verdetto di secondo grado, la Corte di Appello di Napoli ha depositato oggi la motivazione della sentenza che nel settembre del 2020 mandò...

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A distanza di sei mesi dal verdetto di secondo grado, la Corte di Appello di Napoli ha depositato oggi la motivazione della sentenza che nel settembre del 2020 mandò assolto l’ex deputato azzurro e vice ministro Nicola Cosentino, nell’ambito dell’inchiesta battezzata «Il Principe e la Ballerina» dal nome di un centro commerciale di Casal di Principe peraltro mai realizzato. La sentenza di primo grado terminò a Santa Maria Capua Vetere con una condanna a 5 anni e mezzo per tentativo di reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa poi cancellata in secondo grado. 

Nelle motivazioni depositate dai giudici di Appello si apprende che «determinante per la condanna a Cosentino fu un imprenditore Nicola Di Caterino» (condannato a 11 anni e poi deceduto dopo la sentenza) e le dichiarazioni del tutto inattendibili dei pentiti. «Cosentino – secondo i giudici di Appello - non risulta essere mai intervenuto in nessuno dei passaggi essenziali dell'intera vicenda o nei momenti cruciali della stessa». Il finanziamento per il Centro commerciale aveva già ricevuto l’ok ma tranche di finanziamenti per intervento dell’ex deputato azzurro e «il vero motivo dell'incontro furono questioni esclusivamente politiche», ovvero Cosentino fu «usato» per fini politici  dal direttore di filiale della Unicredit di Roma, Cristoforo Zara ed il cognato Mauro Santocchio, allora parlamentare di FI come Cosentino.

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Il Mattino