«Noi, grati a questa città Ci è sempre stata vicina»

La comunità ucraina esprime solidarietà ai combattenti

«Noi, grati a questa città Ci è sempre stata vicina»
Ieri mattina, un sacerdote e dodici tra ragazze e ragazzi, in costume ucraino, tre grandi bandiere gialloblù, da sfondo la Reggia e la giornata è già da...

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Ieri mattina, un sacerdote e dodici tra ragazze e ragazzi, in costume ucraino, tre grandi bandiere gialloblù, da sfondo la Reggia e la giornata è già da primavera, il ciak può partire e su You Tube comincia la navigazione di un messaggio che è un inno alla speranza, alla libertà. In lingua italiana la presentazione, dice una ragazza col copricapo tutto fiori: «Oggi 24 febbraio 2023, giusto un anno fa la Russia ha invaso la nostra terra. La vittoria dell'Ucraina è vicina». Poi la recita di una poesia tutta in lingua ucraina, segmentata verso dopo verso a staffetta, le parole sembrano giaculatorie di serena malinconia, di positiva certezza.



Il sacerdote al centro del gruppo, insieme fanno una cartolina collegata con tante altre comunità ucraine in provincia di Caserta, è padre Igor Danylchuk, rettore della parrocchia di rito greco-bizantino eretta nel 2013 a Caserta, la seconda in Italia dopo quella di Roma, ci spiega e traduce: «Sono parole di sostegno per il nostro popolo, per i nostri soldati, di ricordo per le tante vittime, di speranza in una vittoria che sentiamo certa. Abbiamo recitato una poesia di Lesja Ukrainka, la poetessa del risveglio ucraino, fu composta oltre un secolo fa, la letterata morì nel 1913 all'età di 42 anni, una donna indomita, sempre contro l'oppressore.

Parole dettate dal cuore e dal patriottismo, allora celebravano la vittoria che il Giappone conquistò contro la Russia oppressore e anticipavano i tempi che stiamo vivendo, noi piccolo popolo come Davide contro il Golia che è il gigante russo che ha invaso la nostra patria. Oggi è un anniversario triste ma è carico di speranza, il popolo ucraino sente la solidarietà e l'aiuto di tanti altri popoli e l'Italia c'è, anche Caserta c'è e ci è sempre stata». Ieri mattina padre Igor con tanti connazionali ha incontrato i fedeli della parrocchia del Buon Pastore, nel teatro del complesso parrocchiale si rivedranno anche questa mattina.

«È il modo di manifestare la nostra gratitudine alla città di Caserta dice il padre Igor che i suoi sentimenti di accoglienza li ha manifestati subito, da quando nel 2000 la Curia vescovile autorizzò le celebrazioni della messa nel nostro rito nella chiesa di San Giovanni Battista annessa alla cattedrale, poi col crescere della presenza ucraina in città e in provincia fummo accolti nella parrocchia di Sant'Antonio e, con la costituzione in parrocchia nel 2013, riconosciuta con personalità giuridica dal ministero dell'Interno italiano, nella chiesa di via San Carlo. La solidarietà fu ancora tangibile lo scorso anno, quando i casertani accolsero i primi rifugiati». La comunità ucraina in Campania è di circa 6200 persone, nella provincia di Terra di Lavoro sfiorano il migliaio. «Le cifre sono più a meno le stesse di prima della guerra dice don Antimo Vigliotta, direttore della Caritas diocesana perché molti dei 658 rifugiati dal febbraio al maggio dello scorso anno sono rientrati in Ucraina dopo l'ospitalità ricevuta nelle nostre strutture religiose. In città la prevalenza e femminile, lavorano come assistenti familiari, molte con i bambini che frequentano le nostre scuole».


E fra i tanti bambini ce ne sono anche di nati a Caserta, lo sottolinea Oksana Kuzminska, referente del Centro di ascolto che offre aiuto alle famiglie ucraine, soprattutto a quanti cercano lavorano. «Sono arrivata a Caserta nel 2000 dice ho tre figli, i primi due nati in Ucraina, sono sposati e lavorano qui, il terzo è casertano ha 10 anni e frequenta la scuola». La comunità studentesca, fra alunni delle elementari e della medie, è di circa 160 unità e sono sparsi nei vari istituti del capoluogo e della provincia. «Di domenica dice Irina Gaalchuck, direttrice dei plessi elementari e medie «Zolotoust» ci si rivede tutti nell'istituto Don Bosco per sei ore di lezioni comunitarie, servono a scambiare esperienze, a rafforzare i rapporti con gli italiani e anche a non dimenticare tradizioni, radici con il paese che abbiamo lasciato e che oggi è tanto martoriato». Ancora don Antimo Vigliotta: «L'integrazione della comunità ucraina con quella locale è totale. Si vede alla compartecipazione alle celebrazioni della messa pasquale da alcuni anni coincidente col rito romano, il nostro vescovo Pietro Lagnese ha presenziato e concelebrato dalla sua venuta la cerimonia in cattedrale, come i predecessori monsignor Pietro Farina e monsignor Giovanni D'Alise. Oggi i sentimenti sono ancora più forti, prima costituivano vicinanza a persone costrette a espatriare per le gravi crisi economiche del loro Paese, oggi di solidarietà a persone lontane dal loro Paese martirizzato e da familiari quotidianamente in pericolo».
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Il Mattino