Sfratto dalla piscina Assonuoto: accordo o si smantella tutto

Sfratto dalla piscina Assonuoto: accordo o si smantella tutto
Sono trecento tra adulti e bambini. E oltre a loro si contano anche cinquanta allievi diversamente abili e almeno settanta atleti agonistici, un elenco che inorgoglirebbe ogni...

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Sono trecento tra adulti e bambini. E oltre a loro si contano anche cinquanta allievi diversamente abili e almeno settanta atleti agonistici, un elenco che inorgoglirebbe ogni appassionato di nuoto. Già perché tra coloro che frequentano la piscina comunale figurano anche Stefano Ballo e Arianna Castiglioni, appena tornati dai mondiali di Budapest e già proiettati verso le Olimpiadi di Parigi, Noemi e Antonietta Cesarano in partenza per i Giochi del Mediterraneo, e Antonella Crispino semifinalista 200 farfalla agli ultimi Campionati europei assoluti. Per loro e per tutti gli altri frequentatori abituali e non della piscina comunale «Fritz Dennerlein» di Caserta, l'unica di pertinenza dell'ente locale, il futuro è un punto interrogativo grande così. La società concessionaria, Assonuoto Club di Caserta, ha subito infatti lo sfratto dal Comune per presunte morosità nella corresponsione dei canoni di pagamento e ora non esclude, in caso di mancato accoglimento del ricorso presentato al Tar della Campania, di smantellare l'impianto.

Alla società presieduta da Ida Rossi, che gestisce la struttura dal 2012, l'ordinanza comunale di sfratto per morosità è stata notificata il 22 aprile scorso. Il Comune, proprietario dell'immobile, imputa ad Assonuoto Club una posizione debitoria pari a 164.492 euro, includendo in tale importo le indennità di occupazione relative agli anni 2020-21 durante i quali, peraltro, la piscina «Dennerlein» come tutte le altre piscine in Italia è rimasta chiusa per l'emergenza Covid 19. Nel ricorso il sodalizio sportivo contesta invece al Comune una serie di inadempienze, pur dicendosi disponibile ad un accordo che eviti la chiusura sanando ovviamente la vertenza giudiziaria e evitando di conseguenza il rischio che alla fine a rimetterci siano esclusivamente gli utenti. I tanti sportivi e appassionati di nuoto, cioè, che sin dalle 6 della mattina (la piscina apre infatti a quell'ora) frequentano l'impianto. 

Assonuoto contesta in effetti punto per punto i rilievi mossi dal Comune. A partire dalla determina del contratto di concessione, che secondo la tesi della società sportiva «non esiste», come già ribadito in un precedente ricorso pendente davanti al Consiglio di Stato. Inoltre, sempre secondo Assonuoto, il Comune sarebbe «venuto meno a quanto sottoscritto tra le parti nella pre-intesa concordata per definire in via transattiva la continuazione della gestione della piscina». Transazione, sostiene la società, mai posta in essere da parte del Comune nei termini previsti. Una circostanza che, però, non ha impedito alla società di eseguire diversi pagamenti, unitamente alla polizza fidejussoria, fino al settembre 2018 per circa 62.462,46 euro sugli 85.976,48 del debito maturato dalla società stessa. Altro motivo di contestazione, si legge nel ricorso, è che il Comune avrebbe imputato ad Assonuoto una indennità di occupazione anche per gli anni 2020 e 2021 nonostante, come detto, a causa della pandemia la piscina sia rimasta chiusa, comportando ovviamente «una mancanza di entrate ma non di spese», tra le quali quelle per «il trattamento e il riscaldamento delle acque della vasca natatoria». 

Di fronte allo sfratto, i responsabili della società non si arrendono, anche a fronte dell'ingente investimento di 740.682,66 euro operato nel 2012 per la ristrutturazione della piscina, cui si sono aggiunti nel corso degli anni i costi dei finanziamenti accesi per sostenere il mantenimento delle condizioni di efficienza della struttura, ma anche per salvaguardare il patrimonio agonistico e continuare a garantire il servizio reso alla cittadinanza. Ci può essere, a questo punto, un margine di accordo? Assonuoto dice di sì e propone al Comune di accollarsi i costosi interventi strutturali e di riqualificazione (fra cui impianti fotovoltaici e pompe di calore) di cui la piscina necessita per abbattere i costi energetici più che triplicati, ottenendo in cambio la proroga della gestione. 

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Il Mattino