«Princess» alla Biennale di Venezia va dritta al cuore

Il film dell'Altieri
Il titolo è «Princess», ma porta sullo schermo storie dolorose di donne. Il film è stato presentato nella serata inaugurale della Biennale Cinema a...

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Il titolo è «Princess», ma porta sullo schermo storie dolorose di donne. Il film è stato presentato nella serata inaugurale della Biennale Cinema a Venezia nella sezione Orizzonti. E c’è un pezzo importante di Caserta nella realizzazione del film. La produttrice, infatti, è la casertana Carla Altieri, classe ’80, diploma al Centro sperimentale di cinematografia di Roma proprio in Produzione. Così esprime la sua soddisfazione: «Venezia è stata la prima prova del nove. L’accoglienza è stata incredibile, oltre le aspettative. Il posizionamento nella sezione Orizzonti è molto significativo. Siamo arrivati a un passo dal concorso ufficiale. È stato un riconoscimento alla qualità». Il film lo ha coprodotto con Roberto De Paolis, che ne ha curato la regia. Racconta la storia vera di ragazze vittime della strada. Come quella di Princess, che è la protagonista, una prostituta nigeriana di 19 anni. A interpretarla non un’attrice professionista, ma Glory Kevin, 25 anni, nigeriana, da sei in Italia.

«La sala ha reagito emotivamente, anche con le lacrime alla fine. Sono cose che percepisci. Abbiamo sicuramente raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Davvero non ci aspettavamo di ricevere tanti consensi e vedere intorno a noi tanta gente che applaudiva». Poi Carla aggiunge: «Da “mamma” orgogliosa mi permetto di dire che questo film è davvero unico. Lo dico senza presunzione. È frutto di una ricerca da parte del regista e mia, mai vista prima. È stato fatto un lavoro molto rigoroso per affrontare il tema della prostituzione. Abbiamo scandagliato la cinematografia sia quella nazionale che internazionale rispetto a questo tema. Ci siamo resi conto subito che non c’era una cosa del genere, e comunque nulla era stato fatto senza giudizio e senza pietismo. Questo era il nostro grande obiettivo».

Il regista De Paolis, infatti, ha fatto ricerche e studi sulla tratta, lavorando anche sul campo prima di iniziare a girare. Un impegno durato circa un anno. Importante è stato l’incontro con Alberto Mossino che da più di venti anni si occupa di antitratta con la onlus Piam, Progetto integrazione accoglienza migranti. «Ha capito cosa volevamo fare e ci ha aperto le porte della sua onlus», sottolinea Carla. «Il film è la storia di Glory Kevin, ma è la storia di tutte le giovani donne costrette a prostituirsi, di tante testimonianze raccolte in due anni e mezzo di lavoro». Il regista ha voluto raccontare l’immigrazione, la prostituzione attraverso gli occhi di queste ragazze, facendo dire a loro come è la vita ai bordi delle strade, ai margini della città, oppure in un bosco come appunto la pineta di Ostia.

Caserta è da sempre in prima linea nella tratta delle nigeriane. Il pensiero va a casa Rut e alla sua fondatrice suor Rita Giaretta, che è stata la «buona samaritana» di tante donne sfruttate e violate da criminali e aguzzini senza scrupoli, donne migranti in situazioni di difficoltà, sole o con figli. Casa Rut è una comunità di suore orsoline arrivate nel 1995 da Vicenza a Caserta, accolte dal vescovo Raffaele Nogaro con un sogno: occuparsi delle donne in difficoltà soprattutto immigrate.

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Il Mattino