Il boss Michele Zagaria comparirà - in videoconferenza - davanti ai giudici della Corte di Assise di Napoli, il prossimo 9 maggio, per difendersi dall'accusa mossa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In video conferenza dal carcere di Tolmezzo (Udine), dove è ora ristretto in regime di 41 bis, «capa storta» (com'è soprannominato Zagaria, ndr), sarà chiamato a rispondere alle domande degli inquirenti, difeso dall'avvocato Paolo Di Furia. L'ex primula rossa dei casalesi (che è assistita anche dall'avvocato Piera Farina di L'Aquila, ndr), tra le altre cose è accusato dalla Procura di Milano (pm Stefano Ammendola ne ha chiesto la citazione diretta a giudizio, ndr) di una serie di reati commessi dal 5 al 19 maggio 2018, quand'era detenuto nel carcere di Opera: agenti della penitenziaria minacciati, aggrediti e schiaffeggiati, sistemi di videosorveglianza fatti a pezzi, e gravi minacce all'indirizzo del direttore e degli psichiatri della struttura penitenziaria.
Manifestazioni di intolleranza che fanno il paio con le gravi invettive rivolte ai pm antimafia napoletani Maresca e Giordano durante una recente udienza di un processo in corso nel Tribunale di Napoli Nord, ad Aversa. Comportamenti estremi da parte di un Zagaria sempre più insofferente, che ormai da una cinquantina di mesi vive in costante isolamento. Dopo tanti anni trascorsi a Milano Opera e una breve parentesi a L'Aquila, Zagaria qualche mese fa è stato trasferito dal DAP a Tolmezzo, in provincia di Udine. Per quanto riguarda i gravi fatti di Milano, per ben due volte (la prima per il legittimo impedimento dell'avvocato, la seconda per la mancata predisposizione del sistema di videosorveglianza, ndr) il giudice monocratico di Milano non si è potuto pronunciare. Se non ci saranno altri intoppi potrebbe farlo agli inizi del prossimo giugno.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino