Anche il presidente della Casertana è stato ascoltato a sommarie informazioni testimoniali dalla polizia dopo il raid a colpi di estintore in sala stampa, sabato...
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Le telecamere dello stadio Pinto sono fuori uso come l’intero impianto di videosorveglianza comunale della città, e dalla sparuta frangia «estrema» della tifoseria rossoblù non è arrivato alcun contributo per la polizia. Quanto alla posizione della società, bacchettata dall’Ussi e dal Sindacato unitario dei giornalisti della Campania per un duro comunicato contro la stampa che ha preceduto di qualche giorno l’atto intimidatorio, è stata illustrata dal presidente D’Agostino, secondo il quale «una parte dei giornalisti rema contro la Casertana». Per quale ragione i cronisti dovrebbero voler danneggiare il club, il patron non lo spiega, ma forse ha dovuto motivare queste sue affermazioni nelle sedi ufficiali.
In altre piazze, è la tifoseria che eventualmente contesta le società; quanto sostiene D’Agostino e l’atteggiamento assunto da una parte dei tifosi, mette Caserta, invece, in una posizione più unica che rara. Sarebbe la stampa a «contestare» la dirigenza e non si sa per quale motivo. E i tifosi sembrano aver agito per «proteggere» il club e «punire» i fantomatici nemici: vale a dire i giornalisti. Una situazione paradossale da chiarire e, se davvero ci sono pressioni, D’Agostino dovrà riferirlo alla polizia. Da domani, in questura, saranno chiamati i cronisti presenti in sala al momento dell’irruzione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino