Dal 2010 al 2013 alla Reggia di Caserta gli appalti per svariati milioni di euro per quasi tutti i lavori - alcuni molto rilevanti come quelli relativi alla manutenzione di...
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È l'ipotesi investigativa della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che in questi giorni ha notificato gli avvisi di chiusura indagine a sei indagati. Sono l'ex soprintendente di Caserta e Benevento Paola Raffaella David, oggi a Pisa, i tre funzionari ancora in servizio alla Reggia Marco Mazzarella, Andrea Corvino e Giuseppe Oreste Graziano, l'ex responsabile del Parco Reale e del Guardino Inglese Francesco Canestrini, attuale soprintendente di Brindisi, Lecce e Taranto, e il dipendente di una ditta di traslochi Giovanni Marino; quest'ultimo risponde solo di furto essendo accusato di aver rubato un parafulmine che era collocato sul tetto della Reggia di Caserta, la cosiddetta «Gabbia di Faraday». Per gli altri i reati contestati sono la turbativa d'asta e la falsità materiale e ideologica mentre non sono emerse tracce di un'eventuale corruzione dei funzionari ministeriali.
L'indagine coordinata dai pm Domenico Musto e Gennaro Damiano ed effettuata anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche dai carabinieri, partì nell'aprile 2013 proprio in seguito al furto del parafulmine. Gli inquirenti acquisirono la documentazione relativa ai lavori della struttura in metallo e a tutti gli appalti affidati alla Reggia; da un lato scoprirono che un dipendente di una ditta in servizio alla Reggia aveva sottratto poco alla volta l'intera «gabbia», quindi che quasi tutti i lavori dal 2010 in poi, precisamente 132 appalti, molti dei quali relativi alla Reggia di Caserta ma anche ai monumenti sanniti, erano stati affidati senza alcuna gara e che per tutti la Sovrintendenza allora diretta dalla David era ricorsa alla somma urgenza.
Il sistema di affidamento, hanno scoperto gli inquirenti, era semplice: gli indagati - si sostiene - procedevano prima all'artificioso frazionamento dei lavori di rilevante entità economica, anche attraverso false perizie, in modo da far figurare in luogo dell'unico lavoro più prestazioni di entità inferiore alla soglia di legge che obbliga a procedere a gare ad evidenza pubblica (gara informale per opere da 40 a 200 mila euro e gara formale per lavori oltre i 200 mila euro, ndr).
Il Mattino