«Capisco che la notorietà è una condizione difficile ma comincio a credere che nel mio caso si tratti di un genere letterario. Non c'è giorno che non debba leggere cose...
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Così Gigi D'Alessio reagisce alla diffusione della notizia secondo cui uno dei tre agenti in servizio al commissariato di Marcianise e arrestati oggi nell'ambito di una grossa operazione anticrimine avrebbe utilizzato un'auto di servizio per accompagnare il noto cantante, estraneo all'inchiesta, a Napoli per la presentazione di un album. Il reato contestato, per questo fatto, è di peculato. Lo stesso poliziotto, sempre secondo le notizie diffuse sull'inchiesta, sarebbe anche andato a New York in occasione di un concerto di D'Alessio.
Ma lui non ci sta e si dice stufo di vedere continuamente associato il suo nome ad episodi negativi. «Nel mio caso - aggiunge D'Alessio - non viene mai rispettato non dico la privacy, di cui pare non abbia diritto, ma neanche un criterio di opportunità che cade davanti all'esigenza di fare un titolo di giornale. Vengo prelevato dalla polizia o dai carabinieri e talvolta dai vigili urbani ogni qual volta faccio un concerto o partecipo ad un evento per ragioni di ordine pubblico. Non sono io che scelgo chi mi viene a fare la staffetta o quale corpo si occupa dei miei spostamenti, mi attengo a disposizioni che mi vengono date».
«Poi se un mio fan, come del resto succede per altre migliaia, decide di prendere un aereo per seguire un mio concerto a New York, cosa certamente non inusuale, e che questo sia un poliziotto o un ingegnere non è certamente una variabile di cui mi occupo anche se questo pare sia sufficiente per vedere il mio nome infilato in una storia di cui ovviante non so nulla», conclude l'artista. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino