Casapesenna. Due anni e due mesi di reclusione. Una condanna con uno «sconto» di 10 mesi per la sorella del boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, Gesualda. La...
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In primo grado
Il giudice del tribunale di Napoli, nel giugno 2016, aveva condannato a tre anni di carcere, al termine di un processo con rito abbreviato, Gesualda Zagaria, 50 anni, sorella del boss dei Casalesi, Michele Zagaria, e a 10 anni Filippo Capaldo, nipote del capoclan e figlio di Beatrice e di un imprenditore nel settore dei trasporti, Raffaele Capaldo. Filippo Capaldo è ora rinchiuso nel carcere di Sassari al 41bis. Capaldo, assolto nel processo che vedeva come vittima l’imprenditore caseiario Roberto Battaglia, sarebbe ritenuto il possibile «erede» alla guida degli affari illeciti, stando alla procura Antimafia.
Il gup di Napoli aveva inoltre inflitto quattro anni anche all’altro imputato, Francesco Nobis, l’imprenditore che avrebbe realizzato alcuni dei bunker in cui il «capo dei capi» si era nascosto durante i 16 lunghi anni di latitanza, terminati il 7 dicembre del 2011 a Casapesenna. I tre erano stati arrestati nell’ottobre 2015 nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli - procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - che aveva colpito la rete di familiari e colletti bianchi che hanno agevolato la fuga del boss dopo la sentenza Spartacus I.
Tra gli arrestati c’era anche l’architetto Carmine Domenico Nocera, accusato di aver progettato il «nascondiglio-fortino» di nuova generazione a Casapesenna per il boss e di aver predisposto su ordine del fratello di Zagaria, Carmine, i contratti di locazione delle abitazioni in cui l’ex primula rossa ha trascorso la latitanza, che erano formalmente intestati ad un’altra persona.
Per l’accusa, Gesualda Zagaria avrebbe utilizzato del denaro proveniente dalla cosca dei Casalesi per fini personali. L’unica sorella libera del boss è, allo stato, Beatrice. Gesualda, invece, è l’ultima della grande famiglia Zagaria, nubile. Nel gennaio 2015 fu Elvira Zagaria, coinvolta nell’indagine sull’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, a finire dietro le sbarre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino