Un incendio dopo ogni sequestro. Spesso poco dopo, qualche volta a distanza di anni. Lo stanno risolvendo così il problema delle bonifiche i criminali dell’ambiente....
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LA STORIA
La «Ricicla Molisana» era una delle aziende dell’impero dei fratelli Ragosta, imprenditori di San Giuseppe Vesuviano che dieci anni fa furono accusati di rapporti con il clan Fabbrocino. Nel 2010 la Ricicla Molisana srl con sede a Caserta, località Lo Uttaro, presentò un ambizioso progetto in Regione. L’azienda è più volte citata dal gip Alberto Capuano nell’ordinanza di arresto firmata. Fondata nel 2003, è stata chiamata «Molisana» perché l’obiettivo degli imprenditori era estendere i propri affari anche in Molise. Nel 2008 la guardia di finanza ha eseguito una serie di accertamenti fiscali su ottosocietà dei Ragosta, tra le quali anche la Ricicla Molisana srl. «All’esito della verifica, - scrisse il gip sulla base di quelle verifiche - finalizzata al controllo della normativa vigente in materia di finanziamenti agevolati alle imprese, è stato accertato che la Ricicla Molisana srl, quale società beneficiaria, allo scopo di conseguire illecitamente l’erogazione della contribuzione dalla Regione Campania, aveva presentato una perizia giurata non corrispondente al vero e false dichiarazioni sottoscritte dal legale rappresentante». Due anni dopo i controlli della fiamme gialle, la Ricicla Molisana chiese alla Regione Campania l’autorizzazione per l’impianto di trattamento rifiuti pericolosi a Caserta. E ottenne anche un primo nulla osta, con un decreto dirigenziale del 2 dicembre 2011in cui veniva certificato che il progetto ha ottenuto l’esclusione dalla procedura di Valutazione Impatto Ambientale, a patto di rispettare le prescrizioni di riqualificazione e tutela del territorio. Un piano che prevedeva che la Ricicla si facesse carico della realizzazione di una barriera a verde, accorgimenti per lo scolo delle acque verso vasche a tenuta, depurazione, impermeabilizzazione del suolo.
GIRANDOLA DI AMMINISTRATORI
Dopo il rogo che ha interessato l’area, martedì, i vigili urbani hanno cercato di mettersi in contatto con i responsabili della struttura, ma incredibilmente non ci sono riusciti. Si sa che a partire dal 10 luglio del 2012, il tribunale di Napoli dispose il sequestro della società e delle totalità delle quote, nominando amministratori giudiziari Antonio Esposito, Manuel Luciano e Vincenzo Laudiero. La procedura fu poi affidata al solo avvocato Esposito.Il 28 novembre del 2014, la palla passò a Maurizio Migliaccio, nuovo custode e amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Napoli. Solo nel 2015 perché il gip ha sospeso i poteri degli originari amministratori della società. Il 20 aprile del 2016 la custodia giudiziaria è passata a Giovanni Montaperto, sia per le quote sociali che dei beni strumentali della società, ormai ammassi ferrosi arrugginiti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino