Casalesi, minacce a Saviano e Capacchione: «Strategia per alimentare potere Bidognetti»

Casalesi, minacce a Saviano e Capacchione: «Strategia per alimentare potere Bidognetti»
I giornalisti non si erano sbagliati, non avevano esagerato. La verità era solo da una parte. Il «proclama» letto dall'avvocato del boss era una minaccia....

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I giornalisti non si erano sbagliati, non avevano esagerato. La verità era solo da una parte. Il «proclama» letto dall'avvocato del boss era una minaccia. Era il 13 marzo del 2008 e nell'aula della corte di Assise di Appello di Napoli, durante il maxi-processo Spartacus I, l'avvocato Michele Santonastaso lesse un'istanza di ricusazione dei giudici: nel mirino finirono Rosaria Capacchione, cronista del Mattino, e lo scrittore Roberto Saviano, autore di «Gomorra». Da allora, Rosaria Capacchione è sotto scorta. «Non so nemmeno come fosse la mia vita di prima della scorta», spiegò la giornalista ai magistrati in udienza. A 13 anni e mezzo di distanza, ecco la realtà ricostruita dai magistrati dopo la condanna a un anno e sei mesi del boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti (al 41 bis e mai pentito) «ispiratore» del proclama, e a un anno e due mesi dell'avvocato Santonastaso: «La minaccia e l'intimidazione rivolta platealmente contro i due giornalisti fu espressione di una precisa strategia ideata dal capomafia» Bidognetti il «cui interesse era quello di agevolare e alimentare il potere di controllo sul territorio esercitato dal clan e di rafforzarne il potere».

Per i giudici della quarta sezione del tribunale di Roma «le frasi pronunciate e il contesto in cui furono pronunciate, consentono di ritenere integrato il reato di minaccia avendo le stesse una chiara attitudine a intimorire». In 23 pagine, i magistrati romani hanno spiegato (nella motivazione depositata nei giorni scorsi) che «fu proprio Bidognetti a dare al suo avvocato la linea e la strategia da seguire». E questo emerse già nel 2008. «Ma giovedì per Spartacus che dobbiamo fare? Tutti quanti fecero la ricusazione», disse Bidognetti all'avvocato. «No, Bidognetti, io per Spartacus ho fatto un lavoro per voi», rispose l'avvocato. Questa, l'intercettazione che «inchioda» boss e legale in un colpo solo. 

Centocinquantasei mesi dopo quel «papello» e una sfilza infinita di comunicati di solidarietà, è arrivata la sentenza, emessa nel maggio scorso. Ma solo di solidarietà si può morire. «Sono sorpresa favorevolmente - ha spiegato ieri la giornalista ed ex senatrice, Rosaria Capacchione - ho ritrovato in motivazione l'immagine vera di quel giorno. I giudici sono riusciti a ricostruire il clima di sorpresa rispetto a un atto anomalo, rispetto anche alla liturgia del processo e quindi, la motivazione restituisce l'unico significato di come percepimmo noi quell'atto, ovvero ciò che accadde: una minaccia. Resta l'amarezza per la lunghezza dell'accertamento giudiziario. Questi anni sono stati per me come una gabbia».

Quindi, per i giudici di Roma, non solo la minaccia fu tangibile, ma la lettura dell'atto di ricusazione da parte dell'avvocato Santonastaso fu un elemento che fece preoccupare il procuratore generale. Il 18 marzo del 2008, infatti, il magistrato segnalò al ministero dell'Interno e in Cassazione che qualche giorno prima, durante il dibattimento, il difensore degli imputati del processo Spartacus I aveva letto una richiesta di rimessione del processo e l'atto conteneva «un pesante attacco nei confronti del dottor Raffaele Cantone - si legge nella motivazione di Saviano e Capacchione, responsabili di comportanti dannosi per l'associazione criminale dei cosiddetti casalesi». 

«Ottima motivazione, siamo stati accanto ai colleghi in aula, ora è necessario che la politica acceleri sulla tutela della categoria dei giornalisti, penso alle querele temerarie», dice il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti. Vittoria anche per l'Ordine dei giornalisti della Campania, parte civile nel processo: «Il dato importante è la verità dei fatti sancita nero su bianco - spiega Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine in Campania - siamo al fianco di ogni giornalista che svolge il proprio lavoro anche sotto minacce velate». 

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Il Mattino