Protestano i migranti del Sai di Caserta: «Abbandonati da mesi»

Il centro di accoglienza chiuso per sei mesi

Migranti a Caserta
«Stiamo ancora a Caserta, abbandonati al nostro destino, senza vitto e soldi». E' l'ennesimo grido d'allarme lanciato da uno dei 105 migranti del Sai...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Stiamo ancora a Caserta, abbandonati al nostro destino, senza vitto e soldi». E' l'ennesimo grido d'allarme lanciato da uno dei 105 migranti del Sai (Sistema di accoglienza e inclusione) di Caserta, sospeso a metà febbraio per sei mesi dal ministero dell'Interno per le criticità emerse nella gestione da parte del Raggruppamento temporaneo di imprese formato dalle coop Esculapio, Innotech e Format. I ragazzi dovevano essere trasferiti per la fine di marzo in Sai di altre province, secondo una procedura che prevedeva che la Rti trasmettesse al Comune di Caserta i nominativi dei beneficiari; nominativi che dovevano poi essere trasmessi al Viminale, che avrebbe quindi dovuto curare materialmente il trasferimento in Sai in cui fosse stata reperita la disponibilità.

Ciò al momento non è avvenuto e mentre il tempo scorre, i beneficiari del Sai di Caserta continuano a vivere in case fatiscenti dove spesso la luce va via o i riscaldamenti non funzionano, e a non ricevere, come ormai accade da mesi, né il vitto e né il pocket money (il primo non lo ricevono da dicembre, il secondo da settembre); sono costretti dunque ad arrangiarsi con lavori sottopagati e in nero nelle campagne, nei ristoranti e dove capita. Su queste situazioni indaga la Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ciò che più preoccupa i beneficiari, tutti ragazzi adolescenti già traumatizzati dal viaggio fatto per arrivare in Italia - quasi tutti via mare - e che pensavano di aver svoltato dopo essere stati inseriti nel Sai, è la totale incertezza sul futuro. Qualcuno andava a scuola, qualcun altro giocava in squadre di calcio, tutti volevano essere integrati, secondo quello che è il principe cardine del Sai. Oggi invece preferiscono non dire il loro nome per paura di ritorsioni, e hanno paura di cosa accadrà loro. «Non sappiamo dove andremo e soprattutto come fare a sopravvivere. Inoltre vorremmo che ci dessero i soldi arretrati, ma nessuno ci dice nulla. Eppure quei soldi ci servirebbero tanto».

 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino