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CASERTA - Sarà l’incontro online tra l’assessore regionale alle Attività produttive Marchiello e i rappresentanti delle categorie del commercianti a decidere la data di avvio dei saldi invernali 2021. Un appuntamento, fissato per il 4 gennaio prossimo, che punterà a una data condivisa dal più alto numero di iscritti alle associazioni di categoria del comparto moda ritenuto, insieme a quello del turismo e della ristorazione, il più penalizzato dalle restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19. Tra criticità a grappolo, che sommano problemi irrisolti vecchi ai nuovi, al tavolo virtuale con la Regione Campania si presenteranno tutti d’accordo almeno su un punto: impensabile avviare il 2 di gennaio i saldi d’inverno di un 2020 a dir poco atipico, e non certo in una regione che passerà dall’essere zona rossa ad arancione con una intermittenza serratissima almeno fino all’Epifania.
IL FRONTE
Meno compatto, invece, è oggi il fronte della data alternativa da proporre, seppure univoca è l’urgenza di battere cassa e dare ossigeno ad una categoria commerciale al collasso. E tra coloro che auspicano l’avvio dei saldi alla metà di febbraio e quelli che lo vorrebbero subito dopo il 6 gennaio, sembrerebbero averla spuntata questi ultimi. «Non si può rimandare oltre - conferma Gennaro Ricciardi, direttore provinciale Confesercenti Caserta - in un anno anomalo che sta falcidiando l’economia a tutti i livelli e che sta infierendo ulteriormente su quelle attività commerciali, come abbigliamento e calzature, già in sofferenza da anni.
UN SOS
La stessa speranza che oggi rende univoca la voce dei rappresentanti di categoria della città e della provincia di Caserta, portavoce di soluzioni da adottare nell’immediato e nel futuro. «Il problema dei commercianti di abbigliamento e calzature - spiega Lucio Sindaco, presidente provinciale Confcommercio Caserta - è oggi quello di pagare i fornitori di capi invernali rimasti invenduti sugli scaffali, mentre bussano alle porte le collezioni primavera-estate da proporre in vetrina già a metà febbraio. Senza contare i fitti, che a Caserta non accennano a diminuire, le utenze e le tasse che vanno pagate a prescindere dalle chiusure imposte e le perdite subite. D’altra parte anche la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana e nei festivi e prefestivi non ha contribuito più di tanto all’economia dei negozi di città, penalizzati come sempre da parcheggi a pagamento, piani traffico assurdi, e strade sconnesse tutt’altro che invitanti allo shopping e alle passeggiate a piedi. E poi, come il serpente che si morde la coda, se la gente non c’è i negozi chiudono, e se i negozi chiudono la gente non sceglie lo shopping in città». Eppure proprio la paura di fare compere nei luoghi chiusi come i centri commerciali avrebbe potuto essere la svolta che i negozi di vicinato attendono da decenni. Un’occasione persa per una città che non sa, o non vuole, essere accogliente né per i pedoni né per gli automobilisti. «Ed è questo il problema che andrà affrontato subito, forti del dialogo costruttivo instaurato tra tutte le associazioni di categoria del territorio - sottolinea il presidente Sindaco - Un dialogo che produrrà un protocollo da sottoporre alla firma d’impegno di tutti i candidati alla carica di sindaco di Caserta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino