Violenze in carcere, riammessi in servizio 22 agenti di polizia penitenziaria

Sono tutti ancora imputati nel processo per i pestaggi del 2020

Le violenze in carcere
Ventidue agenti della Polizia Penitenziaria servizio presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, sospesi a seguito dei pestaggi dei detenuti avvenuti...

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Ventidue agenti della Polizia Penitenziaria servizio presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, sospesi a seguito dei pestaggi dei detenuti avvenuti nell'istituto samaritano nell'aprile del 2020, e attualmente imputati nel processo in corso (105 in totale gli imputati tra agenti, funzionari del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e medici), sono stati riammessi in servizio.

Soddisfatto il sindacato di polizia penitenziaria Uspp, che più volte aveva sollecitato il ministero e il Dap a reintegrare in servizio almeno quegli agenti con posizioni più lievi, visto che lo stipendio, con la sospensione che dura dal giugno 2021, si è notevolmente ridotto con gravi disagi economici per gli agenti e i loro familiari.

 «Auspichiamo che anche gli altri sospesi vengono riammessi. Ringraziamo il sottosegretario, con cui prosegue un proficuo confronto allo scopo di ridare credibilità al sistema penitenziario e, con questo, dignità al lavoro della polizia penitenziaria. Siamo convinti - scrive l'Uspp - che la nostra azione non possa considerarsi ininfluente rispetto a questo risultato, certi, tra l'altro, della necessità che nel carcere di Santa Maria Capua Vetere occorra ripristinare un livello di presenza del personale idoneo a garantire sicurezza e legalità, e condizioni di lavoro più ordinarie a fronte degli elevati carichi di lavoro».

«Confidiamo nella concreta azione del Governo affinché valuti quanto stiamo chiedendo sin dall'atto dell' insediamento della nuova legislatura: la dichiarazione dello stato di emergenza delle carceri, al fine di incrementare le risorse umane. Tra l'altro, soltanto incrementando il personale di Polizia Penitenziaria, si può avviare l'iter per la riqualificazione di alcune strutture destinate ad ospitare i detenuti comuni che presentano particolari fragilità e vulnerabilità in un'ottica di più efficace differenziazione del regime penitenziario, di recente auspicata dal Ministro della Giustizia». 

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Il Mattino