Scavi illegali nel Casertano, recuperati reperti archeologici per tre milioni di euro

Blitz dei carabinieri, ventidue perquisizioni tra la Campania, Basilicata e la Puglia

Reperti sequetrati dai carabinieri
I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, nell'ambito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, nell'ambito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno sottoposto a sequestro migliaia di reperti archeologici provenienti, prevalentemente, da scavi clandestini effettuati nel territorio della Provincia di Caserta. Reperti che avrebbero generato un giro di affari -che allo stato si stima - complessivamente pari a circa 3 milioni di euro nel “mercato” dei beni archeologici.

Nel corso delle 22 perquisizioni eseguite su disposizione di questa Procura (tra la Campania, la Basilicata e la Puglia), i Carabinieri hanno rinvenuto, fra l'altro, 95 vasi antichi giudicati di inestimabile valore; 20 reperti archeologici in marmo e 300 reperti di varia natura (vetri, bronzi, etc.), tutti di provenienza archeologica e di interesse culturale, indebitamente sottratti al patrimonio dello Stato, mediante abusivi scavi archeologici effettuati, prevalentemente, nell'area dell'alto casertano e in particolare nella zona anticamente denominata Cales.

All'esito delle perquisizioni, numerose persone sono state denunciate per i reati di ricettazione e furto di beni culturali. I beni archeologici sequestrati risalirebbero ad un arco temporale ricompreso tra l'VIII sec. a.C. e il II sec. d.C. Rilevante è il quantitativo di monete archeologiche rivenute (oltre 1700), databili tra il VI sec. a.C. e l'VIII sec. d.C. (fra le quali alcune in oro e argento), ciascuna delle quali avrebbe potuto raggiungere, sul mercato illecito dei reperti archeologici, un valore che si aggira attorno ai 70-80 mila euro. Rinvenuti e sottoposti a sequestro anche numerosi strumenti da scavo e 15 metal detector utilizzati, verosimilmente, per la ricerca di monete e metalli antichi. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino