Cinquecento chilometri di dolore. Tanto separa e tanto unisce Savignano sul Rubicone, in Romagna, dove viveva da anni, e la città in cui erano nato e dalla quale era...
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Mercoledì sera, poco dopo le 19, Donato e Asia era di ritorno dal mare, dopo un pomeriggio perfetto: sole, spiaggia e una colazione al sacco, a nutrire un rapporto speciale, unico, fatto di fiducia, complicità, confidenza. Padre e figlia viaggiavano a bordo di un Yamaha T-Max in direzione mare-monte: quello scooter per Donato era il motore, la mente, la libertà. All'uscita della rotonda dei Due Ponti, all'intersezione tra via Fenili via Rigossa Destra, a cavallo tra i comuni di Cesenatico e Gatteo, quel rapporto speciale e quella libertà si sono interrotti sulle lamiere di un camion, sublimando nell'eternità del ricordo. Lo scontro è stato frontale, violentissimo, di quelli che non lasciano scampo, dalle conseguenze tragiche. Drammatica è stata anche la scena che si è presentata agli occhi dei primi soccorritori, con i due corpi esamini sull'asfalto, cosparsi di detriti.
LO CHOC
Sotto choc l'autotrasportatore, campano pure lui, residente a Rimini, poi risultato negativo al test alcolemico. Farro, caporal maggiore dell'Esercito, era separato dalla moglie; abitava con la sorella a Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena; Asia, invece, viveva con la madre a Borghi: appena 9 chilometri; e ogni occasione era colta per vedersi, soprattutto nei periodi con cui Donato non era in missione all'estero. Resta da chiarire la dinamica della collisione; da individuare eventuali responsabilità; da stabilire se la supposta alta velocità del furgone e, forse, la distrazione del conducente o dello stesso Donato abbiano giocato un ruolo in questa storia. Saranno gli agenti della polizia locale dell'Unione Rubicone e Mare, titolari delle indagini, a chiarire questi particolari, che non modificheranno, tuttavia, l'esito fatale. Intanto, due città, in fondo così diverse, oggi sono accomunate dallo stesso dolore. Sui social network, eletti a nuovi muri del pianto, in queste ore, in tantissimi hanno voluto lasciare una frase, un pensiero. «Mi hai fatto ridere un sacco Donatello Farro ed è così che voglio ricordarti. Riposa in pace tu e la tua bambina»; «Non è possibile amico mio, non ci credo»; «Donatello, speravo fosse solo un tuo scherzo di pessimo gusto»; «Veglia su di noi»; «Riposa in pace con tua figlia, amico mio». Chissà Asia cosa avrebbe fatto da grande. Chi da bambino non ha mai guardato dal basso verso l'alto quell'uomo dalle mani grandi che infondeva sicurezza e protezione? E chi non ha mai pensato almeno una volta di seguire le sue orme, nel gioco del «cosa farò da grande»? Forse, davvero avrebbe seguito le orme di Donato, indossando una divisa; forse, no. Il destino, che talvolta sa essere ingrato, ha voluto che questa e altre domande restassero senza risposta.
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Il Mattino