Il sottufficiale che catturò Setola: «Ci vedeva e mi riconobbe»

Il momento della cattura di Giuseppe Setola a Mignano Montelungo nel 2009
«Non ho mai avuto l'impressione che Setola avesse problemi agli occhi, anzi quando lo catturammo a Mignano Montelungo nel 2009 oltre a tentare di scappare sui tetti quando...

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«Non ho mai avuto l'impressione che Setola avesse problemi agli occhi, anzi quando lo catturammo a Mignano Montelungo nel 2009 oltre a tentare di scappare sui tetti quando poi lo portammo in caserma ed era di fronte a me mi riconobbe perchè lo avevo arrestato gia' nel 2000, nonostante io avessi un cappello». Cosi' il sottufficiale dei carabinieri, Gianluca Di Giuseppe, sentito questa mattina come teste nell'aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel corso del processo a carico di Aldo Fronterre', l'oculista accusato di una falsa perizia di cecita' a favore di Setola grazie alla quale ottenne i domiciliari nella clinica di Pavia da dove poi evade il 7 aprile del 2008.




Di Giuseppe che ha indagato sul killer dell'ala stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, e ne ha partecipato alla cattura il 14 gennaio del 2009 a Mignano Montelungo, tra la provincia di Caserta e Frosinone, in aula ha ripercorso la storia criminale del killer dei casalesi attraverso le intercettazioni, telefoniche e ambientali, a persone risultate poi essere vicine al killer. Tra questi il cognato della moglie di Setola, Luigi Martino.



«In una intercettazione ambientale - ha raccontato il militare dell'Arma - sentimmo Martino parlare della strage di Castel Volturno compiuta da Setola nel settembre del 2008 in cui Martino, parlando con un altro uomo, definiva gli extracomunitari 'sacchi di carbone». Il militare dell'Arma ritornera' in aula il prossimo 22 giugno per il controesame.

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Il Mattino