Il sindacato della polizia penitenziaria: «Detenuto morto nel sonno ad Aversa»

Il sindacato della polizia penitenziaria: «Detenuto morto nel sonno ad Aversa»
Un detenuto è morto nel sonno nel carcere di Aversa (Caserta). A rende noto l'episodio, avvenuto la scorsa notte, è Emilio Fattorello, segretario nazionale per...

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Un detenuto è morto nel sonno nel carcere di Aversa (Caserta). A rende noto l'episodio, avvenuto la scorsa notte, è Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. «È purtroppo successo che un detenuto lì ristretto, definitivo per reati comuni e con fine pena febbraio 2021, - spiega il sindacalista - è stato colto da malore ed è passato dal sonno alla morte. Lo sventurato, quarantenne di origine napoletana, è stato trovato senza segni di vita nel proprio letto dal compagno di cella. Scattato l'allarme, a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione del personale sanitario e parasanitario della struttura penitenziaria. Inutile anche l'arrivo del 118 che anno riscontrato il decesso per arresto cardiocircolatorio».


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La salma è stata posta a disposizione dell'Autorità Giudiziaria competente per quanto altro a praticarsi. «Ogni volta che si registra una morte in carcere ciò rappresenta una sconfitta per tutti», conclude Fattorello per il quale «tali eventi estremi lasciano segni e conseguenze deleterie in tutti gli operatori e nella stessa popolazione detenuta, come ieri è accaduto presso la Casa di Reclusione di Aversa». Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a puntare l'attenzione sulla diffusa presenza di patologie varie tra i detenuti: «Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino