Sparò e uccise ladro: «Non fu legittima difesa». Ora è accusato di omicidio volontario

Carlo Diana
Rischia di finire a processo per omicidio volontario. Il capo d’imputazione nei confronti di Carlo Diana, il meccanico di Villa Literno che sparò e ferì a...

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Rischia di finire a processo per omicidio volontario. Il capo d’imputazione nei confronti di Carlo Diana, il meccanico di Villa Literno che sparò e ferì a morte un ladro che era entrato nel giardino di casa sua, ha fornito una versione dei fatti che «non è riscontrata dalle perizie balistiche», ma soprattutto da un video registrato dalle telecamere di un edificio vicino alla villetta teatro dei fatti.


Colpo di scena per la tragica notte in cui Diana uccise il pregiudicato albanese di 37 anni che con due complici si era introdotto in casa sua. Dopo la sparatoria, la vittima fu scaricata già priva di vita dai complici in fuga - mai catturati - davanti all’ospedale di Aversa.

Era la notte tra il 20 e il 21 marzo del 2016. Diana fu svegliato dalla figlia che, di ritorno da una festa, notò una Bmw nei pressi di casa e un uomo aggirarsi vicino al garage, all'interno del cortile. Allertato dalla ragazza, il meccanico aprì il fuoco. Sette i bossoli poi ritrovati all’alba dai carabinieri. La procura indagò Diana per eccesso di legittima difesa. Un capo d’imputazione provvisorio quello indicato dalla procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco; un capo che alla notifica dell’avviso della chiusura delle indagini, è risultato diverso. Ora Diana rischia infatti il processo per omicidio volontario perché riferì di avere sparato dal balcone, ma dal video emerge che le cose andarono diversamente.

Il filmato non è il solo elemento che ha spinto la procura ad aggravare il quadro accusatorio. La perizia balistica - si apprende da fonti inquirenti - «smentisce la versione del meccanico». Una versione che raccontò, ventiquattr’ore dopo i fatti, in esclusiva anche attraverso Il Mattino. «Se ho reagito così è stato perché ho avuto paura, volevo solo salvaguardare la mia famiglia: mia figlia, di ritorno da una festa, mi ha chiamato dicendomi che c’era un uomo nel cortile. Ho pensato a lei, in strada, all’altro mio figlio, che dormiva nella sua cameretta e non ho capito più nulla: non volevo fare del male a nessuno, tantomeno ho sparato per uccidere, sto malissimo».

Per Diana si mobilitarono cittadini di Villa Literno e delle zone limitrofe, ma anche diversi sindaci. Ci fu anche un flash mob, «Io sto con Carlo», per dimostrare vicinanza e solidarietà a un uomo che vide violata la sua casa e temette per l’incolumità della sua famiglia. L'incursione dei ladri finita in tragedia avvenne, peraltro, dopo che la famiglia Diana aveva già subito numerosi altri furti. E ora, quell’uomo, rischia un processo per omicidio. Il tutto mentre l’intero Paese è agitato dal dibattito sulla proposta di legge sulla legittima difesa e l’uso delle armi. Chissà che il processo non inizi dopo l’approvazione del testo.


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