Sul New York Times la battaglia di suor Rita contro la tratta delle schiave

Sul New York Times la battaglia di suor Rita contro la tratta delle schiave
CASERTA - «L'80 per cento della prostituzione che si vede in strada è frutto della tratta di schiave. Ma anche quando non lo è, quanto si può essere libere per arrivare a...

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CASERTA - «L'80 per cento della prostituzione che si vede in strada è frutto della tratta di schiave. Ma anche quando non lo è, quanto si può essere libere per arrivare a vendersi?». Di suor Rita Giaretta e della battaglia contro il traffico di esseri umani si è occupato in queste ore il New York Times. Ma lei non si stupisce. «Siamo nel villaggio globale». La storia raccontata dal quotidiano americano è quella di una donna di nazionalità nigeriana, arrivata in Italia su una carretta del mare e messa sul marciapiede dai trafficanti, gli stessi che le avevano organizzato il viaggio promettendole una vita dignitosa. Appena sbarcata, svanite le promesse di lavoro, si è trovata già debitrice con loro della cifra arbitraria di 50mila euro, il prezzo di una libertà che non avrebbe mai potuto agguantare, il prezzo da racimolare giorno dopo giorno e notte dopo notte, vendendosi. Anche a 10 euro, perché il mercato va così.


Gettata nelle strade di Palermo. Guardata a vista dai suoi aguzzini ma anche, per fortuna, dalle suore volontarie che l'hanno convinta e aiutata a tirarsi fuori da quell'inferno che durava ormai da tre anni. Sono state loro a indirizzarla a suor Rita e a Casa Rut, la casa famiglia attiva a Caserta da vent'anni, 370 vite finora restituite alla dignità, e ora anche una cooperativa sociale che ha un nome programmatico, New Hope, nuova speranza, e anche una mission in linea: combattere la cultura del rifiuto, trasformare lo scarto in risorsa. Così, dopo i colorati prodotti di gusto africano, la sartoria ora, in omaggio all'integrazione, valorizza anche i giacimenti locali: «Sono entrati in produzione alcuni oggetti, come ad esempio i portamonete, realizzati con seta di San Leucio». Bastano anche scampoli e l'ottica non cambia: ribaltare le cose, in una rivoluzione pacifica e perpetua, a bordo di un diesel dell'impegno, affidabile e costante, che punta dritto al risultato e non fallisce perché al centro del progetto c'è la persona. Niente regole e scadenze: si dà aiuto e accoglienza per tutto il tempo necessario. Si accolgono madri e bambini e li si avvia al reinserimento, al lavoro, a scuola. Si accolgono prostitute bambine. «L'ultima - racconta suor Rita - è stata venduta quindicenne per mille euro». Tanto è disposto a pagare chi vuol essere orco per primo. La formula di Casa Rut, e ora anche quella di New Hope, è diventata famosa nel mondo. Sui libri di suor Rita si «studia» negli istituti religiosi degli Usa. Donne che aiutano donne: sono soprattutto le suore, unite in una rete che accoglie 70 diverse congregazioni, a combattere la nuova schiavitù dalle cifre milionarie. «Noi aiutiamo le donne ma la società deve cominciare ad aiutare gli uomini, i clienti di queste vittime: non comprendono il valore dell’affettività, della dignità, della vita».

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Il Mattino