L'imprenditore suicida di Aversa era «schiacciato» dalle tasse

L'imprenditore suicida di Aversa era «schiacciato» dalle tasse
AVERSA- Morire per lavoro, dalle tasse, schiacciati dalla responsabilità di non poter mandare avanti un’attività storica, tramandata da generazioni. Il giorno...

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AVERSA- Morire per lavoro, dalle tasse, schiacciati dalla responsabilità di non poter mandare avanti un’attività storica, tramandata da generazioni. Il giorno dopo la tragedia dell’imprenditore calzaturiero Raffaele Estinto di 59 anni, morto suicida, Aversa e gli aversani sono ancora attoniti, sbigottiti di fronte a un dramma che non poteva rimanere privato. Il suicidio di Raffaele rappresenta un allarme sociale, un allarme per una città il cui tessuto economico si basa soprattutto su due pilastri: la filiera calzaturiera e il mercato ortofrutticolo.


LE DUE REALTÀ
Con il secondo chiuso da oltre un anno, come noto a tutti, e con il primo in crisi di commesse, ad Aversa si rischia di assistere allo scoppio di una bomba sociale con la possibilità che questi gesti estremi possano ripetersi. Raffaele viveva la crisi da diversi mesi. Si era chiuso in una sorta di mutismo, parlava poco. Il suo unico scopo era quello di voler mandare avanti l’impresa di famiglia e liberare i beni immobili da un’ipoteca. A far precipitare la situazione potrebbe essere stata la notifica - il giorno prima dell’insano gesto - di una procedura esecutiva. Raffaele Estinto avrebbe elaborato che non sarebbe riuscito mai a rientrare dai debiti che si erano accumulati nonostante le sue buone intenzioni, nonostante i suoi sforzi. Le commesse per le calzature di prestigio che realizzava non arrivavano più. Lo stabilimento realizzato con tanti sacrifici nella zona industriale di Aversa Nord era diventato un luogo muto e solitario. Non a caso, l’imprenditore aversano ha deciso di togliersi la vita in quel luogo che aveva rappresentato per lui la realizzazione di un sogno.


IL SETTORE
Che il settore calzaturiero sia in crisi lo ha certificato ieri Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici che, dopo aver reso noti i dati, negativi, ha spiegato: «A livello regionale, in Campania, nei primi 9 mesi del 2020, il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere -Movimprese, una variazione pari a +13 unità, tra industria e artigianato, accompagnata da un saldo negativo di -108 addetti nelle localizzazioni attive. Sul fronte dell’export si registra una flessione del -42,4% in valore sui primi 9 mesi 2019; in particolare il terzo trimestre ha evidenziato un -39,7%, in miglioramento rispetto al -57,9% tendenziale fatto segnare nel secondo. Le prime 5 destinazioni per export sono: Francia, Svizzera, Germania, USA, Olanda». Secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, i segmenti merceologici più colpiti risultano quelli delle scarpe classiche per uomo e donna (con cali attorno al -30%).


LE VENDITE


Malgrado il boom delle vendite online, si profila dunque un 2020 nero per gli acquisti in Italia. Le esportazioni nazionali, che da sempre costituiscono il traino del settore, hanno subìto nei primi 9 mesi dell’anno una contrazione del -20,1% in quantità, con un -17,2% in termini di valore. Sono stati esportati da gennaio a settembre, operazioni di commercializzazione incluse 127,1 milioni di paia (quasi 32 milioni in meno rispetto all’analogo periodo del 2019) per 6,4 miliardi di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino