Assolto per difetto di imputabilità. Il consulente della difesa, lo psichiatra Vincenzo Letizia, ha provato, almeno secondo i giudici del tribunale di Santa Maria...
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L’uomo è stato rappresentato dal penalista Gennaro Iannotti, che in questi anni in cui si sono dibattuti ben due processi, ha cercato di dimostrare l’incapacità del suo assistito, riuscendo alla fine a spuntarla, nonostante ben due perizie disposte dall’accusa escludessero la schizofrenia e definissero l’imputato sano sotto il profilo psichiatrico, tant’è che passò un anno in carcere. Da qualche tempo, comunque, Della Valle si trova in una struttura sanitaria. Finisce così il secondo processo per quanto venne alla luce la mattina del 10 ottobre del 2013 quando, coloro che entrarono nell’appartamento di via G.M. Bosco, al civico 5, ne uscirono parlando di «casa degli orrori» perché, segregate lì dentro da oltre un anno, in condizioni igienico-sanitarie più che precarie, c’erano da oltre un anno due donne; una di ottant’anni, l’altra di quaranta. Madre e figlie. Colui che le teneva prigioniere era Giovanni Della Valle, figlio dell’una e sorella dell’altra, dentista all’epoca in procinto di prendere una seconda laurea.
Quando le forze dell’ordine portarono via le due donne, dovettero servirsi di un’ambulanza: l’anziana madre aveva lividi sulle braccia, la sorella invece, che soffre di un handicap psico-fisico, una ferita alla testa e segni di maltrattamenti, incluse bruciature di sigarette. Un anno e mezzo prima un esposto anonimo ai carabinieri accusava il fratello di violenza sessuale. La madre di Della Valle è successivamente deceduta; la sorella si è costituita parte civile al processo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino