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Quattrocento trattori in marcia, ieri, nel Casertano, da Santa Maria Capua Vetere a Cellole, pronti a raggiungere Roma il prossimo 15 febbraio. Ha percorso oltre cinquanta chilometri il corteo di agricoltori e operatori del comparto, dai braccianti ai contoterzisti, coordinati da "Altragricoltura", che - nel primo pomeriggio - ha raggiunto Borgo Centore, nella periferia cellolese, dopo aver attraversato i territori di Capua, Santa Maria la Fossa, Grazzanise, Cancello ed Arnone e Mondragone. Ai cento mezzi agricoli, partiti dal casello autostradale sammaritano, se ne sono aggiunti tanti altri durante il tragitto, soprattutto a Cancello ed Arnone, comune ad alta vocazione agricola. Numerose le voci di sostegno raccolte dai manifestanti, provenienti anche dagli automobilisti che - a causa dei trattori incolonnati - sono rimasti imbottigliati nel traffico.
Nonostante l'azione di decongestionamento da parte delle forze dell'ordine, si sono registrati notevoli disagi alla viabilità ordinaria, in particolare nello spostamento da Santa Maria Capua Vetere e Capua, alleggeriti comunque nella tarda mattinata da un minore afflusso delle auto in transito. L'allestimento di un nuovo presidio nella frazione cellolese di Borgo Centore e la conferenza stampa degli organizzatori hanno suggellato la presenza degli agricoltori anche nell'Alto Casertano, a pochi chilometri dai confini laziali. «Gli agricoltori che stanno invadendo le strade non rispondono al comando di una sigla sindacale o di un partito - ha evidenziato Gianni Fabbris, coordinatore campano di "Altragricoltura" - ma stanno agendo perché semplicemente non ce la fanno più. C'è una forte richiesta di dignità per chi lavora, per chi vive in questo Paese e non può più sopportare una situazione generale che sta costringendo le aziende a chiudere, con persone che perdono lavoro in un equilibrio particolarmente precario».
Nella conferenza stampa organizzata in occasione dell'ulteriore corteo che, dal casello di Santa Maria Capua Vetere, ha trasferito il presidio di agricoltori nel territorio di Cellole, hanno parlato anche Claudio Maurelli di "Popolo produttivo" e Angelo Distefano per "Le Partite Iva Italia". «Non vogliamo fare paura a nessuno - ha sottolineato Distefano - ma siamo decisi e determinati.
Il movimento spontaneo, con presidio fisso e permanente presso il casello autostradale di Capua, sta continuando - nel frattempo - a dare corso ad azioni dimostrative. Per ripararsi dal freddo, soprattutto nelle ore notturne, gli agricoltori hanno allestito un tendaggio da serra, all'interno del quale ieri hanno pianificato le iniziative da intraprendere nei prossimi giorni. Alcuni trattori, infatti, si uniranno al corteo che - il 14 febbraio - abbandonerà temporaneamente la zona di Cellole per raggiungere Roma, in occasione della grande manifestazione nazionale del 15. Il nemico numero uno, al momento, è la pioggia. Le basse temperature non scoraggiano però i manifestanti, che si sono organizzati con calderoni e braci, sempre roventi. Quintali di legna si notano a pochi metri dal presidio, a testimonianza della forte determinazione degli agricoltori.
«Fin quando non avremo delle certezze e delle risposte dal governo - ha commentato Francesco Izzo di Calvi Risorta, produttore di ortaggi e pomodori - non ci muoveremo dal nostro presidio. Siamo anche andati dall'assessore regionale all'Agricoltura Nicola Caputo, che ci ha dato rassicurazioni, ma non abbiamo tuttora notizie concrete». «Il governo ci deve dare risposte - ha rimarcato Giuseppe Di Rosa, agricoltore di Pastorano e produttore di pesche e mele - avviando le giuste cautele affinché i nostri prodotti siano posti in condizioni concorrenziali eguali e non discriminanti rispetto alle materie prime provenienti dai paesi extraeuropei». I manifestanti, che da giorni hanno abbandonato i campi e sono lontani dalle famiglie per rivendicare i propri diritti, sono disposti ad andare ad oltranza, pur di ottenere risultati concreti. «I nostri familiari ci sostengono - ha riferito Gaetano Maione, frutticoltore di Sparanise - e i nostri sacrifici sono fatti soprattutto per loro e per il futuro dell'agricoltura italiana». Leggi l'articolo completo suIl Mattino