La procura ha disposto una nuova delega di indagine al Ris di Roma per chiarire gli estremi della morte di Stefania Formicola, la giovane mamma di San Marcellino assassinata a...
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D’Aponte, trentatré anni, difeso dall’avvocato Mario Angelino, sin dall’udienza di convalida del fermo ha raccontato di essersi armato «per paura del suocero», ha riferito di avere «subito minacce continue» dal padre di sua moglie e che - per questa ragione - aveva rubato una delle pistole che il suocero teneva nascoste in garage. L’arma che ha ucciso Stefania secondo il pm al culmine di un alterco tra i due.
D’Aponte si difende, oggi come allora, e racconta una sua versione dei fatti. «Quando salimmo in macchina -spiegò il trentatrenne al giudice - perché avevamo fatto pace dopo l’ennesima litigata dovuta alle ingerenze nella nostra vita di coppia da parte del padre di lei».
«Mia moglie - il racconto di D’Aponte - si è spaventata ed ha girato l’arma verso di sé: il colpo è partito per errore». Questa la tesi difensiva e questa - presumibilmente - la motivazione della delega ai Ris da parte della procura di Napoli Nord che, dopo i nuovi accertamenti, procederà a chiudere le indagini e chiedere il giudizio.
Intanto, due giorni fa, il giudice ha confermato la sospensione della potestà genitoriale nei confronti di D’Aponte, detenuto a Poggioreale dal giorno stesso dell’omicidio. Revoca dunque della patria potestà sui due bambini della coppia affidati attualmente alla famiglia della vittima. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino