Ucraina incinta, da Caserta invia foto dell'ecografia della figlia al marito

È a letto molto debole, ma non perde la speranza che la guerra possa finire presto e che possa far nascere la figlia in Ucraina, accanto al marito rimasto in patria per...

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È a letto molto debole, ma non perde la speranza che la guerra possa finire presto e che possa far nascere la figlia in Ucraina, accanto al marito rimasto in patria per difenderla dall'invasione russa.

È la storia di Uliayana, 34enne incinta di otto mesi arrivata martedì sera a Caserta insieme ai due figli piccoli e ad altri 13 profughi, tutte donne con bimbi; il gruppo dimora presso il B&B gestito a Caserta, in via Marzano, da una famiglia ucraina da tempo residente nel capoluogo della Reggia.

Con Uliayana ci sono la figlia di 11 anni e il figlio Andreji di 5 anni, il piccolo che appena giunto aveva chiesto se nella struttura vi fossero le cantine in caso di arrivo delle bombe; il marito di Uliayana è invece rimasto in Ucraina. A informare delle condizioni della 34enne è Ruslana, gestore del B&B.

«Mancano poche settimane al parto - dice Ruslana - ma Uliayana spera davvero che la guerra possa finire per tornare in Ucraina. Intanto al marito, che è rimasto in patria, abbiamo inviato la foto dell'ecografia fatta in ospedale. Sono stati momento molto toccanti» spiega commossa Ruslana. Uliayana è stata anche al Pronto Soccorso dell'ospedale di Caserta a causa della pressione alta, poi è stata dimessa ma deve stare molto attenta, e non può muoversi dal letto. Intanto anche gli altri ospiti del B&B stanno meglio. «Sono più sereni - racconta Ruslana - soprattutto i bambini, che sembrano aver dimenticato quello che hanno passato. Anche Andreji che mi chiedeva se da noi c'erano le cantine per le bombe si è rasserenato, ed è il più vivace di tutti, sempre pronto a giocare e a scherzare. La Protezione civile porta continuamente giocattoli, e noi stiamo organizzando momenti per stare insieme, come pizze, giochi. Non hanno però molta voglia di raccontare quello che hanno visto, e se devono farlo si commuovono e piangono». 

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Il Mattino