È alle ultime battute il processo a don Michele Barone, il religioso ridotto allo stato laico dalla Santa Sede dopo lo scandalo degli esorcismi e degli abusi al tempio di...
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Forte di queste sue convinzioni, dunque, quando per la seconda volta la sorella della vittima si presentò in commissariato a Maddaloni (convocata dal poliziotto Vito Esposito, vice di Schettino), dopo che la prima volta era stata mandata a casa, Schettino ascoltò la giovane che parlava di «cure mediche negate» alla sorella e di «riti violenti» cui la piccola veniva sottoposta; Schettino le disse di riflettere su quello che stava facendo. Lo disse, ha spiegato il poliziotto, in virtù della sua esperienza. Secondo lui, che era stato anche in pellegrinaggio con la bambina e il sacerdote, «la bambina» era «in buone mani» per cui non c’era da preoccuparsi. Così cercò di tranquillizzare la ragazza ma per i pm il suo scopo era proteggere il sacerdote. Inoltre, fu Esposito, secondo Schettino, a chiedergli di presenziare a quell’incontro «perché ero stato a Medjugorje e conoscevo la situazione». Ma avrebbe dovuto essere Esposito, il suo ex vice, ha aggiunto il commissario, «a verbalizzare l’incontro perché era il responsabile della polizia giudiziaria ed era questo il suo compito».
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Fin qui le parole dell’imputato che si trova alla sbarra anche per questa accusa, per avere, secondo la Procura, cercato di indurre la sorella della vittima a ritirare l’esposto che, di fatto, ha dato il via all’inchiesta e che ha portato all’arresto del sacerdote e del poliziotto e, sotto processo, con loro, i genitori della bambina. La ricostruzione di Schettino ha toccato anche un altro nodo cruciale della vicenda, quella dell’impunità della quale Barone avrebbe goduto, per lungo tempo, nella sua diocesi. Il prete, poi, non sarebbe mai stato un esorcista autorizzato. «Quando ho incontrato il vescovo alla presenza dei genitori, rimasero di intesa che sarebbe andato a pregare con loro e non mi ha mai detto che Barone non poteva fare gli esorcismi, insomma non disse mai “tu non sei autorizzato a fare gli esorcismi”». Naturalmente, il vescovo Angelo Spinillo non è stato indagato per i fatti di Casapesenna, ma è stato ascoltato dai pm, nei mesi delle indagini preliminari, in veste di persona informata sui fatti. Secondo il poliziotto, però, era a conoscenza dei rituali di Barone. «Quando i genitori dicono che la figlia si è liberata dal diavolo nell’ufficio del vescovo tutti i presenti sapevano di cosa stavamo parlando»,ha affermato il poliziotto. Incalzato dalle domande del presidente, Schettino ha anche aggiunto che «molte persone, a dire di Barone, si rivolgevano a lui su disposizione dei medici: quando si rendevano conto di non essere di fronte a problemi fisici, consigliavano l’assistenza spirituale di Barone». Sarà il sacerdote stesso, la settimana prossima, a poter finalmente fornire la sua versione dei fatti. Martedì, il religioso, difeso dall'avvocato Camillo Irace, salirà sul banco dei testimoni. L'ex sacerdote si trova in prigione da venti mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino