Violenze in carcere, due agenti scelgono il rito abbreviato

Le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
È partito oggi all'aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere il processo abbreviato a carico di due agenti della Polizia Penitenziaria imputati per le...

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È partito oggi all'aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere il processo abbreviato a carico di due agenti della Polizia Penitenziaria imputati per le violenze ai danni di detenuti avvenuti il 6 aprile 2020 nell'istituto di pena casertano.

L'udienza è stata aggiornata dal giudice per l'udienza preliminare Pasquale D'Angelo al 14 febbraio, ed entro lo stesso mese dovrebbe arrivare a sentenza; entro poche settimane dunque ci sarà entro il primo verdetto per agenti che hanno preso parte alle violenze nei confronti di circa 200 detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere mentre era in corso il lockdown per il Covid.

Altri 105 imputati, tra agenti, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e medici dell'Asl, stanno sostenendo il processo con rito ordinario che si sta svolgendo nella stessa aula bunker (prossima udienza il primo febbraio).

Gli unici due poliziotti penitenziari che hanno scelto la strada dell'abbreviato - il rito comporta uno sconto di pena in caso di condanna ma non permette l'acquisizione di nuove prove e si basa solo su quelle raccolte durante le indagini - sono Angelo Di Costanzo e Vittorio Vinciguerra, contro cui si sono costituite come parti civili decine di detenuti vittime dei pestaggi; e come nel processo ordinario, anche per questo abbreviato il Ministero di Grazia e Giustizia compare nella doppia veste di parte civile, legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti, e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero le risorse per pagare dopo l'eventuale condanna. 

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Il Mattino