Pene oscillanti tra i tre e gli otto anni. È la requisitoria del pm Giovanni Corona per il gruppo di presunti spacciatori «coordinati» da Giuseppe Russo, nipote...
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Accadde tutto in un ristorante di Teverola, dove Raffaello avrebbe dovuto esibirsi, ma litigò con Russo perché i suoi sgherri gli portarono via il microfono. Il neomelodico, su tutte le furie, andò in macchina e prese una pistola. Tornò nel locale e fece fuoco. E ferì per errore un cameriere.
La vicenda venne fuori mentre la polizia indagava su un giro di spaccio nell’area aversana. Dalle intercettazioni sui presunti pusher venne fuori che gli «scusuti», questo il soprannome della famiglia di Russo, stavano organizzando un piano per uccidere Raffaello, il cantante che aveva «osato» sparare contro di loro.
Grazie a quei dialoghi e alla retata della polizia, l’agguato non ci fu. Russo e i suoi finirono in carcere per droga. E, ieri, per quei fatti, la procura ha chiesto il conto. Oltre che Giuseppe Russo, il processo che si sta definendo in abbreviato vede alla sbarra Ermanno Bosco, 30 anni, Gennaro e Sergio Varriale, 23 e 49 anni, Olga Emendato, 21 anni, Antonietta Zebedeo, 32 anni, tutti di Aversa. Chiesta la condanna anche per Giorgio Russo, 44 anni, e per Manuel Verde, 23, di Trentola Ducenta.
Sono invece stati prosciolti altri due giovani, arrestati nell’ambito della stessa inchiesta.
Quanto al cantante, accusato del tentato omicidio del cameriere, sarà in aula, al tribunale di Napoli Nord, ai primi di luglio. E potrà ancora una volta fornire la sua versione dei fatti. Dall’indagine è emerso che fu lui a sparare, ma quando il cameriere, ferito di striscio a un braccio, si presentò in ospedale per farsi medicare, riferì che era stato uno degli spacciatori ad aprire il fuoco e che il cantante aveva cercato di divendersi armeggiando con il microfono.
A dibattimento, con tutta probabilità, sarà la testimonianza del cameriere a redimere tutti i dubbi.
Prima di quel momento, è attesa la sentenza per gli otto imputati nel giudizio abbreviato.
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Il Mattino