Andrea Magno torna in libreria con "La forma del desiderio"

Una raccolta di poesie del direttore artistico del Festival autori in piazza di Chieti

Andrea Magno torna in libreria con "La forma del desiderio"
Il siciliano Andrea Magno, direttore artistico del “Festival Autori in Piazza” di Chieti, si esprime in versi, da anni. Lo fa per accontentare la sua...

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Il siciliano Andrea Magno, direttore artistico del “Festival Autori in Piazza” di Chieti, si esprime in versi, da anni. Lo fa per accontentare la sua esigenza di mettersi a nudo, esprimere le proprie emozioni prima ancora di definirle, a farlo ci penseranno le parole, che, una dopo l’altra, scrive di getto sul foglio bianco.

La forma del desiderio” (Arkadia Edizioni Poesia) è la sua ultima raccolta di componimenti, che arriva a 7 anni dall’ultima pubblicazione, perché «Ci vuole tempo per scrivere poesie, le emozioni sono lente».

Come nascono le sue poesie?
«Dal mio modo di vedere le cose in una certa maniera, che poi diventa parole. Sarebbe più corretto dire, anzi, che sono emozioni che si trasformano in parole, diventano poesia quando qualcuno le legge e si emoziona. Nascono da storie di tutti i giorni, da qualsiasi cosa, incontrando con una persona, mangiando un buon piatto».

Quanto è importante per lei la Sicilia nella scrittura?
«Si dice che chi nasce isolano resta isolano e se lo porta in qualunque parte del mondo vada. Io porto sempre dentro di me la Sicilia. Aa quando la vedo da fuori sono un po’ arrabbiato, perché ci sono tante possibilità non sfruttate. La Sicilia è il posto a cui sono aggrappato sempre, ovunque vada. La Sicilia resta la Sicilia, non è soltanto una terra natia. Poi storicamente sono passati tutti dall’isola: da cui abbiamo cercato di prendere il meglio, ma abbiamo preso anche il peggio. Per quanto riguarda le mie liriche, non ho mai pensato a cosa volessi far vedere ai lettori. Mi accorgo che quando leggono le mie poesie, ognuno trova una Sicilia diversa: chi bellissima, chi tristissima. Quando scrivi non hai la percezione del finale, che arriva dopo e in ogni caso non è mai esattamente quello che pensavi di mostrare durante la fase della scrittura. Ognuno da una poesia tira fuori quello che sente, la mia emozione da singola diventa multipla, perché da mia passa al lettore, cambiando».

Poi c’è l’amore, per una donna e per tutte le donne.
«Amore e ammirazione, non soltanto dettata dalla bellezza fisica, estetica, ma anche dalla forza e dal desiderio, non di possessione della donna o, meglio, il desiderio c’è, ma deve essere mio e di una possibile donna, devono amalgamarsi, diventando un unico desiderio. Poi, c’è sempre una donna dietro uno scrittore, anche se non è dimostrabile. Ci sono sempre tutte le donne e una in particolare, ha la funzione di ispirare l’autore, nemmeno come figura reale, ma come visione. Si tratta di esprimere un desiderio visionario. So di scrivere delle poesie che delle volte possano risultare forti, per via della scelta di utilizzare parole pesanti, ma il poeta quando sente di dover scrivere un determinato nome, deve scrivere quello, non può scriverne altro. Non c’è un’altra parola per dire una cosa che ha sentito in quel modo».

Il suo è un racconto nostalgico?


«La nostalgia è sempre presente. I ricordi non sono altro che la nostalgia di qualcosa che è stato. Infatti, eliminiamo determinati ricordi, perché non ci interessano. La nostalgia è necessaria nella misura in cui mi perette di guardare a oggi e a domani, non è un rifugio. Mi spinge ad andare avanti, è un aiuto. I ricordi, la nostalgia ci aiutano a continuare a vivere, alimentano la speranza».

 

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Il Mattino