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Prendere tra le mani Il ragazzo, l'ultimo libro formato mignon in uscita in Italia del premio Nobel per la letteratura 2022 Annie Ernaux (L'Orma, pagine 58, euro 8) è come aprire uno scrigno in miniatura e insieme un compendio della sua opera. Vi sono custoditi molti dei temi su cui la scrittrice torna di continuo: l'aborto clandestino, l'infanzia, la vergogna, il senso di colpa per essersi «imborghesita» tradendo le proprie origini popolari, la memoria capace di restituire verità ai ricordi. Ma soprattutto, condensato in un racconto di poche pagine più un'appendice con tre discorsi, vi si ritrova la sua scrittura unica, scarna, piatta, fatta di brevi frasi asciutte. È il marchio di origine dell'alta qualità di uno stile narrativo che nomina l'indicibile rimosso, annidato nelle pieghe della quotidianità di tante vite ordinarie. La sua «autobiografia impersonale» e bifronte, tutta centrata sul proprio vissuto e insieme capace di uscire da sé, la vede anche in questo libretto mettere in campo una sorta di autopsia di un punto critico della sua esistenza, che la porta ad autodefinirsi «ethnologue de soi-meme».
Il punto critico è, stavolta, l'incontro amoroso avuto a cinquantacinque anni con un ragazzo di trent'anni più giovane, raccontato in forma diretta come in un outing senza ipocrisie. È un tema poco frequente in letteratura viene in mente giusto Elogio della matrigna di Mario Vargas Llosa, ma lì l'autore era un uomo il che conferma un'idea centrale nella scrittrice francese: che non valga la pena scrivere se non di qualcosa che fuoriesca dalla norma e dai cliché letterari. La scelta del tema conferma un'altra caratteristica dello stile Ernaux, sempre personale e insieme profondamente politico, orientato a suscitare, nelle donne come negli uomini, la consapevolezza delle diseguaglianze. Questa, insieme con il suo radicato femminismo, la induce a tratteggiare una donna decisa a «non nascondere quella relazione con un uomo che avrebbe potuto essere mio figlio, mentre un qualsiasi tizio di cinquant'anni poteva presentarsi con una ragazza che con ogni evidenza non era sua figlia senza suscitare la minima riprovazione». C'è in entrambi la consapevolezza di dare scandalo («A. mi ha fatto notare che eravamo più inaccettabili di una coppia omosessuale»).
Il bisturi della scrittura si fa strada fino a individuare il sentimento alla base della relazione con il ragazzo, che sarà breve ma intensissima. È il reciproco desiderio, per forza di cose reso sbilanciato dalla differenza di età, vissuto da lei non per voglia di trasgressione ma con un senso di azzeramento del tempo, o recupero della memoria del passato. «Con lui percorrevo tutte le fasi della mia vita», annota Ernaux. Rivivrà così il tempo dell'infanzia nel piccolo borgo normanno di Yvetot, il ricordo dell'aborto clandestino di molti anni prima e dei rituali amorosi del suo matrimonio fallito.
Illuminante è poi l'appendice, e soprattutto il brano Scrittura e memoria, dove Ernaux conduce il lettore nella sua bottega creativa indicando i percorso complesso che ha portato lei, figlia di operai, ad accedere ai ricordi senza più vergognarsi delle proprie origini. «Si ha bisogno di tempo e di coraggio per osare aprire la memoria quando questa ci procura vergogna, quando ciò di cui ci si ricorda i pranzi di festa, le parole, le espressioni, i gesti, i modi, le canzoni e tutto quanto viene considerato inferiore, sporco, o, al meglio, privo di interesse e di valore da parte del mondo sociale dominante», annota Ernaux. E rievoca tutto il coraggio che ha dovuto raccogliere per aprire quella memoria chiusa «a doppia mandata dalla vergogna», poiché fin dai tempi della scuola, per la ragazzina che era, risultava meglio «descrivere una zia immaginaria piuttosto che quella vera, operaia in una fabbrica di senape e alcolizzata».
Il ragazzo, come gli altri libri di Annie Ernaux, è pubblicato in Italia dalla piccola casa editrice L'Orma del francesista Lorenzo Flabbi (che ha anche tradotto il libro) e del germanista Marco Federici Solari. La loro vicenda editoriale è a sua volta un piccolo importante caso, simile a quello di Raimondo Di Maio che nel 2020 si trovò ad avere in catalogo un premio Nobel per la letteratura, Louise Gluck. Scegliendo di farsi orientare dai propri gusti letterari per i titolo della loro piccola casa editrice fondata nel 2014, i due hanno puntato subito su Annie Ernaux, pubblicandone sette titoli, da La donna gelata a Il posto. Il Nobel ha premiato anche il loro intuito.
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