Barbara Pym, Quartetto in Autunno torna in libreria

L'editore Astoria ripubblica il romanzo della rinascita

Barbara Pym
Tra corsi e ricorsi letterari, il nome di Barbara Pym riappare ogni tanto all'improvviso come un capriccioso raggio di sole tra le nuvole. Scrittrice cult per pochi, troppo...

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Tra corsi e ricorsi letterari, il nome di Barbara Pym riappare ogni tanto all'improvviso come un capriccioso raggio di sole tra le nuvole. Scrittrice cult per pochi, troppo britannica per alcuni, troppo minimalista per quelli votati alla scrittura militante. Le sue storie di ordinaria saggezza, o di ordinaria follia, così attente a registrare il quotidiano e così indifferenti alle grandi trasformazioni sociali, sono all'apparenza inadatte alla nostra società fluttuante.

A chi possono ormai interessare cento tazze di tè e tanta amabile autoironia? E Jane Austen, allora? Cito non a caso, visto che alcuni illustri critici inglesi a lei l'hanno paragonata, o in seconda battuta a Ivy Compton-Burnett. E il «Times Literary Supplement», nell'ormai lontano 1977, al termine di un referendum tra intellettuali sul narratore britannico più sottovalutato, a lei consegnò la palma della scrittrice incompresa. 

Risale proprio a quella data, e si capisce perché, la fulminea decisione dell'editore MacMillan di pubblicare il suo romanzo Quartetto in Autunno, il primo ad apparire dopo 16 anni di oscuramento totale. Fino ad allora, il manoscritto era stato respinto da venti editori. Gli anni Sessanta l'avevano brutalmente scaricata come merce avariata, le sue «banalità» sui costumi sociali inglesi non potevano competere con le storie della swingin' London, con i thriller adrenalinici e con il mondo magico dei narratori sudamericani. Di colpo Pym torna di moda, vende benissimo e nei tre anni che le restano da vivere può finalmente brindare con lo champagne e comprarsi qualche bel vestito nuovo...

In Italia i suoi dieci romanzi, un mosaico che racconta la stessa eterna commedia della vita nella sua quotidianità, sono arrivati grazie alla storica casa editrice La Tartaruga. Oggi è l'editore Astoria a ripubblicarli. In questi giorni arriva in libreria proprio il libro della rinascita, Quartetto in autunno (pagine 222, euro 17), che fu finalista al Booker Prize, da alcuni giudicato il suo romanzo migliore. E lo fa dopo aver meritoriamente riportato all'attenzione già sei titoli precedenti, che vanno letti tutti per chi ama il genere. Piccoli capolavori di stile e di ironia, da Donne eccellenti a Amori non molto corrisposti, da Jane e Prudence a Un po' meno che angeli. Ciascuno a suo modo un laboratorio sociale che si muove nel ristretto ambito di un villaggio, un quartiere, una sezione universitaria, una parrocchia inglese.

Miss Pym (non si sposò mai, come Austen), laureata a Oxford negli anni Trenta, quando pochissime donne avevano accesso all'università, zitella stravagante con molti amori, che per età non è mai riuscita ad accedere alla categoria delle «felicemente single», ha avuto anche un incontro ravvicinato con Napoli. Durante la guerra infatti prestò servizio come ausiliaria nel Women's Royal Naval Service, trascorrendo un periodo di stanza sotto il Vesuvio. Ed è stata uno dei grandi amori della formidabile coppia Fruttero & Lucentini, il top di quel pubblichetto di amatori che l'aveva seguita anche quando «non si portava più».

I suoi inglesissimi personaggi («donne, donnette, dame e damine di buona volontà che si danno da fare attorno a una parrocchia anglicana») recitano sommessamente le loro battute occupandosi quasi sempre di fatti trascurabili. Nel caso di Quartetto d'autunno si parla di colleghi d'ufficio prossimi al pensionamento. Uniti da un passato doloroso, la guerra; da un presente incomprensibile, la Londra delle minigonne; da un futuro probabilmente poco roseo. Quattro ritratti perfetti, quattro diverse miniature in cui ciascuno reagisce a modo suo al mutamento: Letty vuole trasferirsi in campagna, Marcia si fa sempre più eccentrica e purtroppo deve affrontare una malattia mortale, Edwin abbraccia la religione, Norman si tuffa a capofitto nel sarcasmo. Tutto qui. Ma da questi spiragli di passioni represse, di solitudini sopportate con dignità, di esercizi eroici di sopravvivenza in tanti anni passati a «spostare scartoffie», scaturisce una lezione di coraggio e di follia, di ironia e di dignità che commuove, lasciando aperta una via di fuga alla speranza. «Perché la vita ha ancora infinite occasioni di cambiamento». 

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Il Mattino