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Sia intitolata a Benedetto Croce e non più a Vittorio Emanuele III. La proposta di rinominare la Biblioteca nazionale di Napoli nasce dal ricordo della promulgazione da parte del sovrano sabaudo delle leggi razziali, che portarono alla deportazione di 8.546 ebrei. A lanciare questo appello sono numerose associazioni, tra cui il Sindacato Unitario Giornalisti Campania (Sugc), che puntano a coinvolgere anche le istituzioni, dalla Regione alla Città Metropolitana passando per il Comune. La richiesta di cambiare nome all'imponente biblioteca che si trova a Palazzo Reale, in piazza del Plebiscito, parte dal ricordo di un giorno buio per la storia italiana. Nella nota con cui si comunica la proposta si legge che nel novembre del 1938 Vittorio Emanuele III promulgava «il più infamante dei provvedimeni legislativi e amministrativi voluti dal fascismo». Un atto le cui conseguenze furono pagate non solo dai più di 8000 ebrei deportati dall'Italia e dai territori occupati dai nostri militari, ma anche dalle decine di migliaia di connazionali di religione o discendenza ebraica che, pur non avendo vissuto il dramma della deportazione e dell'internamento, per anni furono privati di alcuni dei più elementari diritti. Al sovrano sabaudo vengono anche addebitate le sofferenze patite da centinaia di migliaia di militari italiani abbandonati al loro infausto destino dopo l'8 settembre 1943. Tutto ciò comporta che nella città di Napoli una tra le più importanti istituzioni culturali della città sia intitolata a una delle figure più controverse della storia novecentesca: la Biblioteca Nazionale, terza per importanza dopo quelle di Roma e di Firenze.
Nico Pirozzi, giornalista e coordinatore dell'Associazione Memoriae che tiene viva la memoria della Shoah, spiega che «Vittorio Emanuele III intitolò la biblioteca a se stesso circa 100 anni fa. Un passato che va cambiato nel simbolo della cultura storica di Napoli, e lo facciamo con un appello che coinvolga tutta l'Italia, visto che a lui sono intitolate anche scuole, luoghi di cultura e strade. Speriamo di avere a breve altre adesioni, ma siamo pronti a mandare la lettera-appello al ministro della Cultura». L'appello è siglato finora da «Memori - Museo della Shoah di Napoli», l'Associazione Nazionale ex Deportati (ANED), l'Associazione Progetto Memoria, la Comunità Ebraica di Napoli, la Federazione delle Associazioni Italia-Israele, la Fondazione Valenzi, il Sindacato Unitario Giornalisti Campania (SUGC), l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), tutti riuniti del nuovo «Comitato 9 Gennaio», che fa appello alla sensibilità del ministro Gennaro Sangiuliano, «affinché si adoperi - spiegano - a porre fine a un insopportabile scempio della Memoria, che nella piazza simbolo di Napoli è presente sin dal giugno 1925, dando alla Biblioteca Nazionale la denominazione del filosofo e letterato Benedetto Croce».
Aderisce al movimento anche Nino Daniele, ex sindaco di Ercolano ed ex assessore alla cultura a Napoli, che nove anni fa scoprì che una strada agli Orefici a Napoli era intitolata a Gaetano Azzarinti, giurista che era stato anche presidente del Tribunale della Razza e che oggi è invece intitolata a Luciana Pacifici, bimba napoletana di un anno che morì nel corso della deportazione in treno con i genitori verso Auschwitz. «Parte oggi un'iniziativa importante - spiega Nino Daniele - procediamo ad accogliere adesioni, sperando anche quelle dei soggetti istituzionali di Napoli.
Il Mattino