Bonaria Manca morta a 95 anni, Vittorio Sgarbi ricorda l'artista pastora: «Le saremo sempre riconoscenti»

«Dalla Sardegna alla Tuscia l’imperturbabile e fuori dal tempo Bonaria Manca ci ha lasciato, nei dipinti e sulle pareti della sua casa, il sogno di un mondo...

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«Dalla Sardegna alla Tuscia l’imperturbabile e fuori dal tempo Bonaria Manca ci ha lasciato, nei dipinti e sulle pareti della sua casa, il sogno di un mondo da lei vissuto e da noi perduto, vivendolo per noi e trasferendolo nella pittura. Per questo le saremo per sempre riconoscenti». Così Vittorio Sgarbi nell’apprendere la scomparsa di Bonaria Manca, artista atipica, sarda di nascita ma da decenni a Tuscania, nella Tuscia laziale. La pittrice “pastora”  aveva infatti scelto Tuscania come seconda casa assieme alla sua famiglia; se ne è andata questa notte all’età di 95 anni. A darne l’annuncio, l’amministrazione comunale. «All’1,30 di stanotte ci ha lasciati Bonaria Manca, nostra concittadina, artista pluripremiata di fama internazionale, dall’animo gentile che ha saputo trasmettere attraverso la sua arte, le tradizioni culturali della sua terra natia». 

Artista autodidatta, negli anni aveva trasformato il suo appartamento in un piccolo museo, “La Casa dei Simboli”: su tutte le pareti, dipinte rigorosamente a mano, sono raffigurate scene di vita contadina, il mare, le lavandaie al fiume. E ancora, animali, personaggi religiosi e surreali figure al confine tra realtà e fantasia. Attraversare quelle stanze significa fare un viaggio che inizia dall’infanzia trascorsa nella natia Orune, in Sardegna, fino ad arrivare a Tuscania, dove Bonaria Manca si era trasferita nel 1957. Le sue opere sono state esposte oltre che a Roma, Torino, Viterbo e Cagliari anche a Parigi, Lione, Ginevra, Salonicco, Marsiglia e nei Paesi Bassi. Nel 2000, venne nominata ambasciatrice dell’Unesco.

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi di lei aveva già detto: «Bonaria è sorretta da uno straordinario spontaneismo multiforme che la fa vivere nel presente con il proprio mondo bambino». Così come lo scrittore e cineasta francese, a lungo direttore dell’Accademia di Francia a Roma,  Jean-Marie Drot: «La cosa che mi piace nella opera di Bonaria è il fatto che quasi niente ci viene dalla testa, ma tutto viene dal cuore. Per me la sua è una pittura cosmica. La casa di Bonaria, in una certa maniera è unica forse in tutta Italia. Avere un quadro di Bonaria  è come avere un talismano, un portafortuna in un mondo di solitudine, di aprire subito una finestra su un domani, un futuro che sarà pieno di luce!».

Sia Sgarbi che Drot avevano nel 2015 partecipato alla realizzazione di un pluripremiato documentario sulla vita dell’artista, L’Isola di Bonaria, di Jo Lattari per la regia di Luigi Simone.  

La casa di Bonaria, a Tuscania, è da tempo sotto l’egida del MiBact.  Nel novembre 2015 il Ministero dei Beni Culturali decreta lo Studio d'artista della Casa dei Simboli (l’Isola di Bonaria del documentario) e oggi è una Casa Museo.

 

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Il Mattino