Si avvicina il giorno della Giuditta della discordia, il quadro attribuito a Caravaggio che sarà esposto alla Pinacoteca di Brera, accompagnato da una coda velenosa di...
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Ma le polemiche hanno investito direttamente anche il comitato scientifico di Brera, che si è diviso sull'opportunità di esporre l'opera controversa, al punto che uno dei componenti, lo storico dell'arte Giovanni Agosti, ha dato le dimissioni, in aperta contestazione con l'iniziativa del direttore James Bradburne. Un'operazione che assomiglia molto da vicino a un'abile operazione di marketing, considerata anche la popolarità di Caravaggio presso il grande pubblico. Per Agosti l'esposizione darebbe legittimità e autorevolezza a un'opera di provenienza privata, la cui paternità è ancora tutta da verificare. Per tutta risposta Bradburne ha dichiarato che Brera si è posto solo l'obiettivo di stimolare un confronto attorno ad alcuni problemi di attribuzione. Tant'è che accanto al nome di Caravaggio sull'etichetta del quadro è stato messo un asterisco che rimanda a una scritta sottostante, con caratteri più piccoli, dove si spiega come l'attribuzione sia stata una condizione per il prestito imposta dai proprietari, ma che «non riflette necessariamente la posizione ufficiale» del museo.
Un esercizio di equilibrismo da parte del direttore, a cui però l'ironia non manca, e così i visitatori della mostra «Attorno a Caravaggio - Una questione di attribuzione», saranno accolti da lui e dai dipendenti del museo con una spilletta gialla con asterisco nero, un gadget con cui si spera di stemperare le polemiche. Il quadro sarà esposto insieme a due copie della «Maddalena in estasi», attribuite a Caravaggio, a un «Sansone e Dalila» e a una copia della «Giuditta» di Louis Finson. Se lo Stato francese non decidesse di acquistare il quadro della discordia per i prossimi due anni e mezzo, potrà essere messo sul mercato dai proprietari. E se l'attribuzione dell'opera fosse confermata, il suo valore salirebbe fino a 120 milioni di euro. Ma «il dibattito resta aperto - come sottolinea Spinosa - tanto la verità non ce l'ha nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino