Capodimonte riparte dal contemporaneo, anche grazie al Madre. Potrebbe essere firmato presto un accordo tra le due strutture per lavorare in sinergia, proprio sullo sviluppo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La festa per il ritorno del contemporaneo avrà ospiti d'onore, oltre al già annunciato Io e Zeus di Cy Twombly, anche Senza titolo di Gary Hill. Il videoartista californiano, vincitore del Premio per la Scultura Leone d'Oro alla Biennale di Venezia del 1995, ha iniziato la sua carriera come scultore creando opere in fil di ferro nelle quali sono evidenti le influenze di Alberto Giacometti e Germaine Richier. A questo ciclo di opere, strutture complesse in cui sono racchiuse figure di uomini ed animali, appartiene appunto Senza titolo, un parallelepipedo che si protende verso all'alto, realizzata alla fine degli anni Sessanta, in esposizione da oggi a Capodimonte.
Raffaello, Tiziano, Parmigianino, Breughel, e naturalmente Caravaggio, e Burri, Buren, Fabro, Kiefer, Kosuth, Kounellis, Pistoletto, e naturalmente Warhol. Capodimonte è l'unico museo di arte antica in Italia con una sezione dedicata al contemporaneo che rappresenta anche il primo spazio permanente realizzato a Napoli nel 1996, quasi dieci anni prima dell'apertura del Madre (2005). La Reggia dei Borbone è stato il primo museo di arte antica ad aprire al contemporaneo nel 1978 quando, sovrintendente Raffaello Causa, ospitò la personale di Alberto Burri, e a costruire negli anni una collezione unica, ricca non soltanto grazie alle opere donate, acquisite o realizzate ed ispirate dal luogo e dalla città, ma anche grazie all'interesse di Nicola Spinosa, Mariella Utili e Angela Tecce, e alla sensibilità e alla passione di tanti galleristi privati tra cui Lucio Amelio e soprattutto Graziella Lonardi Buontempo, fondatrice degli Incontri Internazionali d'arte, il cui testimone è passato alla nipote Graziella che parteciperà alla riapertura di oggi.
Il primo passo di questo percorso è, dunque, il Grande Cretto Nero di Burri che, proprio in occasione della riapertura, è stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria da parte della squadra di restauratori diretta da Marina Santucci, così come In ascolto (Stanza dello Spettatore) 2005, di Giulio Paolini, Terra della Pace, 19990-1991, di Luigi Mainolfi. Onda d'urto, 1987 di Mario Mertz, Indizi-opera in situ, 1987-1997 di Daniele Buren, e lo spazio White bands in a black room, ideato e realizzato a Capodimonte nel 2002 da Sol Lewitt.
Riallacciare e rinforzare quel legame tra antico e contemporaneo, tra passato e presente è, dunque, uno degli obiettivi su cui punta Sylvain Bellenger, per riportare gente al Museo, la seconda pinacoteca d'Italia visitata purtroppo ormai soltanto da 140mila persone l'anno. La riapertura della collezione permanente - alla quale sarà possibile accedere anche utilizzando la nuova artecard che consente di vedere l'arte contemporanea da Napoli a Caserta - è il primo passo. Il prossimo sarà la firma dell'accordo di collaborazione con il Madre che permetterà a Capodimonte di «fare rete», creando un dialogo tra eccellenze e un rapporto di scambi, così come già accaduto per altri musei resi strutture autonome dalla riforma Franceschini. Il progetto di rilancio per il Museo ed il Parco presentato dal nuovo direttore Bellenger è stato finanziato con 30 milioni - la somma più consistente, insieme a quella destinata alla Reggia di Caserta - deliberata dal Cipe tra le stutture della Campania. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino