Carmen Verde unica scrittrice campana al Premio Strega: «Ho lavorato al libro tutta la vita»

Al "Capua il Luogo della Lingua festival" la scrittrice racconta il suo libro d'esordio dedicato alla zia

Carmen Verde
Con il suo romanzo d'esordio "Una minima infelicità", edito da Neri Pozza, Carmen Verde è l’unica scrittrice campana nella dozzina di candidati...

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Con il suo romanzo d'esordio "Una minima infelicità", edito da Neri Pozza, Carmen Verde è l’unica scrittrice campana nella dozzina di candidati al Premio Strega edizione 2023.

Residente a Roma da anni, la scrittrice originaria di Santa Maria Capua Vetere racconta così il suo ritorno a casa per l'incontro con il Circolo dei Lettori di Capua – Cose d’Interni Libri dell' "Aspettando il festival", appuntamenti che da qui a maggio introdurranno la diciottesima edizione del Capua il Luogo della Lingua, il festival letterario più longevo della provincia di Caserta che, con la direzione artistica di Giuseppe Bellone e promosso dall’associazione Architempo, si ispira al “Placito Capuano”, primo documento scritto del volgare italiano e che vede nella Capua longobarda del 960 la sua genesi.

Un festival che dal 2005 declina la scrittura, asse portante del festival, attraverso le sue variegate forme d’arte e che dal 2020 è il soggetto coordinatore del Patto per la Lettura per Capua, riconosciuta dal Ministero della Cultura Città che Legge.

«Quando ci si allontana dalla propria città sembra di non appartenere più a nessun posto - ha detto la scrittrice - e la mia terra, Terra di Lavoro, è come se fosse ferma nel mio ricordo dove continua ad esistere. Presentare le mie minuscole parole qui, dove ho ritrovato persone che fanno parte della mia vita da sempre e alle quali le ho idealmente consegnate, è stato emozionante.

«Quando mi chiedono come e quando sono diventata una scrittrice, io non saprei dirlo. Ma parlando con i miei amici ritrovati, ho scoperto cose di me che nemmeno ricordavo. E allora forse è tutto un inganno della memoria, del ricordo, e forse non si è mai partiti da un posto, e io non sono mai stata diversa da come sono stata in questo luogo. E forse mai sarò più felice di quanto lo sia stata qui, semmai riuscirò più ad essere felice».

E del suo romanzo "Una minima infelicità", rivela: «Essendo il mio romanzo di esordio posso dire di averci lavorato tutta la vita. Dentro c'è il mio essere cresciuta con una persona piccola di statura, mia zia,che ho amato tanto e alla quale ho dedicato questo romanzo. Da alcune fotografie che ci ritraggono insieme è nata l’idea di raccontare quel dolore che intravedevo in lei, quando era costretta a scegliere scarpe per bambini perché non ce ne erano mai della sua misura, o vestiti cuciti su misura perché non ce ne erano della sua taglia. Ecco, questo è un romanzo che io ho costruito su misura per lei, per questa zia che nella mia immaginazione è gigantesca. Annetta, la protagonista del mio romanzo insieme a tutti gli altri personaggi, non è reale ma rappresenta la forma letteraria che io provo a dare ai miei rovelli, alle ossessioni che tornano.

E racconto del vuoto vertiginoso che si apre sulla testa delle persone piccole ritratte accanto a persone più altee che, a loro confronto, appaiono giganti. Non si è piccoli in sé ma per confronto, quello che si nota in certe fotografie e che da sempre mi commuove. A loro, alle persone piccole, ho dedicato il mio primo romanzo perché non c’è differenza di proporzioni nei sentimenti: Annetta è una miniatura che accetta di essere piccola ma non c’è niente di piccolo nel suo essere infelice».

 

 

 

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Il Mattino