Caserta ritrova la sua Reggia ed è subito un Terrae Motus

Completati i restauri dell'ala dell'Ottocento

Caserta ritrova la sua Reggia ed è subito un Terrae Motus
Inviata a Caserta «Un film non ancora finito» l'ha definito la direttrice Tiziana Maffei, aggiungendo che «il cantiere resta aperto perché questo...

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Inviata a Caserta

«Un film non ancora finito» l'ha definito la direttrice Tiziana Maffei, aggiungendo che «il cantiere resta aperto perché questo è un bene fuori scala, con un'enorme quantità di patrimonio artistico, architettonico, vegetale. E perché il nostro impegno è restituire a questo luogo la dignità che gli spetta». Siamo alla Reggia di Caserta che ha riaperto al pubblico le sale restaurate dell'ala dell'Ottocento degli appartamenti reali, a conclusione di opere iniziate nel 2020 e finanziate dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Lavori che hanno riportato al loro splendore soprattutto lo scalone reale e le camere da letto di Gioacchino Murat e di Francesco II, con particolare cura per i baldacchini tornati a spettacolare bellezza con le sete di San Leucio (grazie alla Camera di Commercio di Caserta e alla rete San Leucio Textile).

Ma nel ritrovato percorso museale, e nelle retrostanze del Settecento, hanno trovato nuova casa le opere della Collezione Terrae Motus riesposta quasi nella sua totalità, portando a compimento il progetto di musealizzazione avviato due anni fa: un cortocircuito visivo di grande efficacia come sempre accade quando si favorisce la contaminazione tra arte antica e contemporanea. Ma qui si tratta di un «innesco esplosivo», come lo definisce la Maffei, perché legare la potenza di queste opere dei maggiori artisti internazionali del Novecento ad ambienti di corte di così forte caratterizzazione estetica (appena riconquistata) diventa quasi una provocazione culturale.

«Finalmente Terrae Motus trova, nella sua interezza, una splendida collocazione nella Reggia di Caserta così com'era nei desideri del suo ideatore - dice Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina, che ha collaborato a questo allestimento insieme a Tomas Arana - All'indomani del sisma del 1980, Lucio Amelio decise di invitare i più grandi artisti dell'epoca a lavorare sul tema del terremoto: un'ispirazione dettata da un grande impegno culturale e civile. Alla collezione serviva una destinazione regale, come suggerisce il titolo dell'opera struggente di Joseph Beuys che apre il percorso. Cui fa da contraltare Andy Warhol, che non a caso chiude la mostra, e che col suo Fate presto si cala totalmente nella drammaticità della cronaca riportata dal titolo de Il Mattino».

«La nostra idea è restituire al pubblico di oggi una visione culturale che fu di re Carlo, di Vanvitelli e anche di Lucio Amelio» aggiunge ancora la Maffei, che fiera sottolinea come il giro negli appartamenti storici ora includa inedite prospettive architettoniche: dai saloni infatti lo sguardo spazia verso le finestre aperte sul parco, ma anche su corridoi normalmente chiusi, piccole porte che si aprono su scale interne, su stanze di servizio. E i numeri del restauro parlano chiaro: 1.410 mq di antico pavimento di cotto dipinto a finto marmo, 811 mq di porte e portelloni, 240 mq di nuovi infissi, spostamento e manutenzione di 189 oggetti di arredo più 4 lampadari di ottone e cristallo.

In tutto questo è estremamente entusiasmante ritrovare la potenza dei dipinti di Twombly, Kiefer, Schifano, Vedova, Ontani, Longobardi, le sculture di Perez, Paolini, Opie, Brown - giusto per fare qualche nome - in un climax felice di convivenza artistica che sfida i secoli. Ma qui l'arte contemporanea non è una ciliegina sulla torta, piuttosto un impegno intellettuale di trasmissione di cultura. Forse la collezione Terrae Motus prima o poi otterrà un museo dedicato, che ne possa valorizzare al massimo la sua unicità, ma oggi questa è la migliore collocazione che poteva trovare. Fermo restando il desiderio del suo creatore, Lucio Amelio, che a Caserta l'ha indissolubilmente legata nel 1993. A proposito, l'anno prossimo sarà il quarantennale della donazione e siamo certi che la Reggia saprà ben festeggiarlo.

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Il Mattino