Chiara Ingrosso e La regola di Nora: «Un true crime sul chierichetto chiamato Vendetta»

«Siamo abituati a immaginare il Salento coi suoi magnifici colori, ma nel mio romanzo anche la città e i dintorni vengono investiti da un alone di grigiore e angoscia»

Chiara Ingrosso
Si sentiva rifiutato da tutti, dalle donne e dagli amici, si percepiva come non attrezzato per una vita normale. E per questo ha ucciso, per una nemesi contro Dio e i suoi figli...

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Si sentiva rifiutato da tutti, dalle donne e dagli amici, si percepiva come non attrezzato per una vita normale. E per questo ha ucciso, per una nemesi contro Dio e i suoi figli prediletti. Antonio De Marco, 21 anni, nel settembre del 2020 assassinò Eleonora Manta e Daniele De Santis, fidanzati, colpevoli di essere felici. C'è questo e molto altro nel volume La regola di Nora (Sem, pagine 512, euro 18) di Chiara Ingrosso, giornalista («Quarto grado» di Mediaset, «Pagato per uccidere» su Sky): il libro viene presentato a Napoli oggi alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. Ispirandosi al modello del true crime, mescola i fatti realmente accaduti e parti di fiction: «Un metodo narrativo che si presta a una trama tanto surreale, con sfondi mistici e psicotici. Lascio intatte le vicende di cronaca ma creo un contorno inventato, a partire da Nora Lopez, la giornalista che indaga sul caso, una sorta di mio alter ego e contemporaneamente specchio pacifico dell'assassino», spiega la Ingrosso.

Lei si era occupata del caso come cronista; ha letto il diario di De Marco e ha potuto farsi un'idea della delicata psicologica del killer.
«Un ragazzo normale, che stava per laurearsi come infermiere, diventa un mostro spietato, capace di infliggere 80 coltellate a quelli che un tempo erano stati i suoi coinquilini. Con dettagli tra il macabro e il film splatter: per uccidere si mette una calzamaglia su cui aveva disegnato un ghigno, lascia i cadaveri dietro una vetrata, visibili a tutti».

Ha scoperto che De Marco, nei suoi scritti, si scindeva in un personaggio di fantasia.
«Lo chiamava “Vendetta” ed era la sua parte nera. Un mix di influenze hanno contribuito a generare il suo profilo: serviva da chierichetto in chiesa, leggeva manga, Faust e Riccardo III, come si nota dai passaggi del diario che riporto fedelmente nel libro. La lettura distorta della Bibbia lo infarcisce di una religiosità deviata che è una componente fatale, per lui e per le sue vittime».

Il giovane si sente non amato da quel Dio che è il suo riferimento sin da piccolo.
«De Marco cresce in un piccolo paese, è devoto alla Madonna, non ha mai fatto sport. Non è abituato alla sana competizione né alla partecipazione, si registra come inadatto al confronto alla pari con gli altri. Qualche mese prima di ammazzare aveva avuto l'ennesimo no da una ragazza».

E così la sua metà oscura, il suo Vendetta, entra in azione.
«Da tempo aveva deciso di vendicarsi, scegliendo con cura gli obiettivi: non i bambini, che non sono colpevoli, né gli anziani, che stanno per incontrare la fine della vita, ma chi invece realizza i suoi sogni».

Fin qui la realtà. Le parti romanzate coinvolgono Nora Lopez e la città.
«La figura di Nora è servita a descrivere un mondo di cui si sa poco: quello della cronaca nera, di noi che ci occupiamo di omicidi praticamente ogni giorno».

Poi c'è Lecce e il Salento, meravigliosi sfondi che però escono trasformati dalle note cupe del caso.


«Siamo abituati a immaginare la mia terra coi suoi magnifici colori. La pietra leccese, la luce di miele dei suoi palazzi fa sembrare che ci sia estate tutto l'anno. Nel mio romanzo anche la città e i dintorni vengono invece investiti da un alone di grigiore e angoscia».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino