Dante, il «Purgatorio» in napoletano tradotto da Matilde Pierro, 100 anni

L'impresa della bisnipote dello storico libraio-editore

Matilde Pierro
«Ci tenevo molto a stampare la traduzione in napoletano anche del Purgatorio di Dante e ce l'ho fatta». Matilde Pierro compirà 101 anni nel prossimo agosto....

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«Ci tenevo molto a stampare la traduzione in napoletano anche del Purgatorio di Dante e ce l'ho fatta». Matilde Pierro compirà 101 anni nel prossimo agosto. È la bisnipote del famoso libraio-editore Luigi Pierro, che inaugurò la tradizione dei librai napoletani tra piazza Dante e Port'Alba e, che tra la fine dell'800 e inizio '900, pubblicò autori come Di Giacomo, Russo, Scarpetta.

La signora Matilde, 5 figli e 9 nipoti, è la figlia di Aldo, uno dei 5 nipoti diretti di Luigi Pierro. Aldo divenne, insieme con i fratelli, erede della libreria e della casa editrice in piazza Dante 72, diventata un vero cenacolo culturale della città per i personaggi che la frequentavano. Peppino, unico figlio di Luigi Pierro e nonno di Matilde, morì giovane e l'attività passò ai figli. «Purtroppo, mio padre e i miei zii non furono in grado di tenere in vita la libreria che chiuse 4 anni dopo la mia nascita».

La signora Matilde ha ripreso, seppure solo per le sue due opere, il marchio Pierro. Dopo L'Inferno, pubblicato 8 anni fa, è ora il turno della traduzione in napoletano del Purgatorio. Edizione cartonata, titolo esplicativo (Il Purgatorio di Dante in napoletano), 535 pagine con alla fine un glossario dei termini napoletani utilizzati: «La poesia di Dante non si rende pienamente nella traduzione dialettale, ma si adatta bene alla lingua napoletana con cui io lo recitavo da ragazza quando frequentavo le lezioni del mio professore di Lettere che era Floriano Del Secolo».

La lettura di Dante in napoletano risulta scorrevole. Ai versi originali a sinistra corrisponde, nelle pagine a destra, la versione in napoletano. Come al canto primo, con i versi «D''o Purgatorio mò ca ve conto 'a storia/ addò ll'uòmmene scontano 'e peccate/ e'nmparaviso se ne vanno'ngloria», che in Dante è «e canterò di quel secondo regno/dove l'umano spirito si purga/e di salire al ciel diventa regno». Oppure i versi finali del conclusivo canto trentatreesimo: «Asciuto a st'acqua santa ca menava/ e levatome'a capa l'ati zélle/ 'a carna mea'e sciure prufummava/ senza peccate pronto a saglì 'e stelle» (Io ritornai da la santissima onda/rifatto sì come piante novelle/rinovellate di novella fronda,/puro e disposto a salire a le stelle).

Dante in napoletano farà forse storcere il naso ai puristi, ma il raffronto tra le due versioni incuriosisce. Stampato in proprio, ma con dicitura «Pierro editore Napoli» che, pensando che la storica casa editrice chiuse nel 1927, emoziona un po'. La dedica è significativa: «Al mio bisnonno Luigi Pierro». Un bisnonno morto 6 anni prima che Matilde nascesse. Sulla traduzione, si spiega a inizio testo: «Nel pieno rispetto dell'opera di Dante, ho inteso solo proporre le infinite sfumature, la preziosità e la freschezza del nostro dialetto». Con buona pace delle polemiche sull'uso del napoletano e la correttezza nello scriverlo che hanno accompagnato il testo della canzone di Geolier, su cui Matilde non entra «sapendone poco».

Ognuno dei 33 canti è preceduto da un'illustrazione di Giovanni Flaxman, scultore e disegnatore inglese morto nel 1825. Ma una cosa a Matilde sta molto a cuore: «La mia seconda traduzione di Dante, con la terza sul Paradiso in preparazione, è iniziata molti anni fa. Ho perso uno dei miei nipotini per un male incurabile e il ricavato della vendita del libro, con donazioni minime di 45 euro, va all'associazione Genitori insieme Aps- Ets per la cura delle patologie oncoematologiche dei bambini, che ha sede in via Posillipo 226 e telefono 3666422367. Ne fa parte il progetto Le Ali di Gianandrea, che era il mio nipotino».

E con questo impegno Matilde vuole ricordare il bisnonno, che ha lasciato un segno editoriale nella cultura napoletana di fine Ottocento. «La mia traduzione dell'Inferno l'ho venduta prima a dispense in edicola, poi divenne un libro. Mio nonno iniziò da strillone con un'edicola e poi divenne libraio, con accanto sempre il fido don Antonio Ragozzino» ricorda fiera.
 

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Il Mattino