«Abbiate fiducia nel progresso, che ha sempre ragione, anche quando ha torto, perché è il movimento, la vita, la lotta, la speranza». È solo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In esposizione da oggi al Maschio Angioino, nella cappella Palatina, la rassegna riunisce un corpus di 64 lavori, tra opere pittoriche e costruzioni in legno, per una ricognizione dei migliori autori del tempo: dai più conosciuti Boccioni, Balla e Carrà, Depero, Sant'Elia e Severini, Sironi e Prampolini, ai forse meno noti ma altrettanto incisivi Gerardo Dottori, Julis Evola, Fillia, Benedetta, Roberto Marcello Baldessari, Virgilio Marchi, Romolo Romani e Arnaldo Ginna, lo svizzero De Pistoris (Federico Pfister) e il napoletano Francesco Cangiullo. A cura di Giancarlo Carpi con Francesca Vilanti , un'iniziativa promossa dall'assessorato alla Cultura del comune che apre la nuova stagione espositiva delle mostre in città.
Filo conduttore la velocità e il suo mito che, grande tema del movimento d'avanguardia, estende il concetto di espressione artistica all'oggetto reale, superando il concetto del quadro e gettando anche i semi della Pop Art americana uno su tutti l'esempio di Fortunato Depero cui si devono, tra le altre, opere come la tarsia di panni colorati «Quattro serpenti», esempio di moltiplicazione dell'immagine, e il legno dipinto a tempera «Pupazzo Campari», che ibrida pittura e scultura il percorso espositivo ricostruisce i mutamenti che il ventennio del futurismo imprime alla vita e alla società del tempo, alla percezione del rapporto tra l'uomo e le tecnologia, l'interazione con la macchina cui l'uomo arriva.
Dalle origini, con il Boccioni ancora figurativo del «Ritratto di Augusta Popoff» del 1906 ai primi apporti divisionisti di Balla e Severini, seguiti dalla rilettura del cubismo in chiave dinamica condotta da Carrà con gli stessi Boccioni e Severini, mentre Balla e Russolo già si orientano vero schemi astratti. E poi il recupero della natura nell'interrelazione con l'individuo e la revisione del simbolismo, il tutto nel segno del dinamismo tra corpi e oggetti, macchine e ambienti in continua osmosi, sino all'antropomorfizzazione e alla rappresentazione sequenziale delle immagini, al superamento del confine tra finzione e realtà espresso anche dalle scelte polimateriche introdotte nella realizzazione delle opere.
Tra le curiosità in mostra, la tempera su carta intelata «Architettura nello spazio» di Enrico Prampolini, composizione astratta dalle cromie piatte e una preponderanza di rosso, parte di un più ampio ciclo ispirato al paesaggio di Capri. A completamento della rassegna, un elegante catalogo Skira. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino