Il fascino discreto de "I segni sulla terra" di Marco Truzzi

La storia di Luciano Cantagalli in un paesino del Nord Italia

Il fascino discreto de "I segni sulla terra" di Marco Truzzi
Luciano Cantagalli vive in un paesino del Nord Italia insieme alla moglie e ai figli, ha un’azienda di discreto successo e non ha mai pensato di lasciare la provincia....

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Luciano Cantagalli vive in un paesino del Nord Italia insieme alla moglie e ai figli, ha un’azienda di discreto successo e non ha mai pensato di lasciare la provincia. “I segni sulla terra” di Marco Truzzi (Arkadia) accompagna il lettore verso una dimensione piccola e confortevole, o almeno questo è quello che ci si aspetterebbe da una vita in provincia come quella dei protagonisti del romanzo.

Invece, lo scrittore classe ’75 tesse una trama fitta, fatta di incomprensioni, preconcetti, segreti e dubbi di una famiglia che rispecchia in pieno i canoni della borghesia italiana attuale.

Perché raccontare la borghesia?
«Rappresenta una parte della provincia italiana. Ce ne sono tanti che negli ultimi 50 anni hanno costruito una ricchezza diffusa nei piccoli centri e che oggi fanno i conti con il mondo che cambia. Parlare della middle class mi consentiva di evitare certi stereotipi che hanno a che fare con la marginalizzazione di alcune dinamiche o discorsi. Ad esempio, spesso parlando di provincia si affronta il tema dell’emarginazione degli abitanti rispetto alle metropoli, non credo sia necessariamente vero, per questo motivo ho scelto di dare voce a una famiglia di imprenditori».

La borghesia è capace di rinnovarsi nel tempo?
«Uno dei grossi cambiamenti, che volevo mettere in luce con alcune parti della narrazione è la differenza tra la borghesia nata negli anni ’50 che cercava di cavalcare il cambiamento, rispetto alla middle class attuale, che si pone verso il mutamento con un atteggiamento che va più verso il “salviamoci la pelle” piuttosto che sul “rilanciamo il futuro”. Diciamo che prima la borghesia cambiava per sua volontà, adesso cambia suo malgrado».

Lei intanto vive a Correggio, è rimasto in provincia, il romanzo svela delle note autobiografiche?


«Ognuno dei personaggi del libro è la somma di realtà vissute, ma non ci sono spunti personali, piuttosto si tratta di una rielaborazione di un complesso di cose che ho incontrato o visto. Di reale, c’è certamente lo scenario. Anche se la storia viene ambientata in un paesino di invenzione, siamo in Pianura Padana tra l’Emilia, la Lombardia e il Veneto. Poi, riferimenti alla realtà ci sono anche nel racconto della storia imprenditoriale, perché ciò che succede a Luciano ha attinenza con la crisi del 2008 che ha portato con sé una scia di fallimenti e capannoni chiusi negli anni».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino