«Il Rinascimento dei morti», se Leonardo da Vinci indaga sugli zombie

«Il Rinascimento dei morti», se Leonardo da Vinci indaga sugli zombie
Possono esistere gli zombie nel 1400, nella Milano in cui visse Leonardo da Vinci? E può un libro horror, potenziale best seller essere anche un gradevole e approfondito...

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Possono esistere gli zombie nel 1400, nella Milano in cui visse Leonardo da Vinci? E può un libro horror, potenziale best seller essere anche un gradevole e approfondito specchio del Rinascimento italiano? E può tutto questo essere il frutto di ben tre autori? Sì, se parliamo di «Leonardo da Vinci. Il Rinascimento dei morti» (Newton Compton Editori, 334 pag., euro 9,99), scritto a sei mani da Giorgio Albertini, Giovanni Gualdoni e Giuseppe Staffa.


Siamo nel settembre 1493 a Milano. Leonardo da Vinci è chiamato a indagare su un cadavere sospetto. Durante l’autopsia, però, accade qualcosa di sconvolgente: la salma si rianima e assale lo studioso e gli assistenti. Scampato all’attacco, Leonardo viene convocato da Ludovico il Moro. Il potente signore di Milano lo mette a parte di notizie agghiaccianti: ciò a cui ha assistito non è che l’ultimo di una serie di casi che stanno terrorizzando l’Europa. Il duca gli affida allora una missione: andare a Roma per informare papa Borgia e coordinare le forze per contrastare ciò che sembra essere una feroce e letale pestilenza. Leonardo intraprende così un viaggio durante il quale dovrà fare i conti con una realtà deformata: i morti sono tornati sulla terra e hanno fame, fame di carne umana. A Firenze subirà gli assalti della follia di Savonarola e stringerà amicizia con Michelangelo, prima di ripartire per la Città Eterna, dove altre difficili prove lo attendono. Per risalire alla inconfessabile verità e porre rimedio all’inferno scatenato.

C’è un modo per salvare Firenze, la città eterna e i capolavori del rinascimento dall’insaziabile fame dei morti viventi? Lo scopriremo pagina dopo pagina, in un affresco avvincente che tira in ballo figure come Cristoforo Colombo e fedeli lettere d'epoca scritte agli Sforza da eminenti personaggi realmente esistiti.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino