Un’impresa per la cultura. E le scuole come incubatori e luoghi di aggregazione dove poter radicare la passione della lettura, magari in quei “granai dello...
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Sono 1.417 le librerie che hanno aderito con entusiasmo alla seconda edizione della campagna. In Campania, se ne contano 6 in Irpinia (tra Avellino, Ariano Irpino, Mirabella Eclano); due nel Sannio (a Benevento e Telese Terme); in provincia di Caserta 13, tra Aversa, Caserta città, Capua, Marcianise, S. Maria a Vico, S. Maria Capua Vetere, Teverola; ben 42 a Napoli e provincia, delle quali 19 nel capoluogo e il resto ad Afragola, Brusciano, Campi Flegrei, Castellammare di Stabia, Giugliano, Ischia (2 librerie), Marano, Nola, Ottaviano, Piano di Sorrento, Pomigliano d’Arco, Pompei, Portici (3), Pozzuoli, Quarto (2), Somma Vesuviana, Sorrento, Torre del Greco, Vico Equense; e infine, 19 librerie nel Salernitano: tra Agropoli, Angri, Battipaglia, Cava de’ Tirreni (2), Ceraso, Eboli (4), Maiori, Pagani, Polla, Pontecagnano Faiano (2), Salerno (4) e Vallo della Lucania. I volumi raccolti dal 22 ottobre fino a questa domenica, grazie al tam tam dei Messaggeri-lettori forti, saranno consegnati, in novembre, agli istituti scolastici primari e secondari di primo e secondo grado che hanno aderito all’iniziativa, per arricchire le loro biblioteche o per costituirne di nuove, se non ce ne fossero.
Non solo. Parallelamente, le aziende aderenti a #ioleggoperché si impegneranno a mettere a disposizione di dipendenti e collaboratori un patrimonio librario e un luogo in cui divertirsi, formarsi, riposarsi, svagarsi con i libri. E scusate se è poco… Dopo la mobilitazione collettiva che l’anno scorso ha letteralmente contagiato scuole e università, piazze e uffici, biblioteche e librerie, mettendo in moto una potente macchina in cui i Messaggeri erano il carburante e i librai il motore per mettere in contatto, nella filiera del libro, editori e autori con il traguardo finale delle scuole, anche quest’anno sono così scesi in campo lettori appassionati e motivati. Sono genitori, docenti, nonni e studenti pronti a tutto per diffondere l’iniziativa tra i propri conoscenti, negli ambienti di lavoro e sui social network, “gemellandosi” ai librai durante i nove giorni della campagna. Una campagna di civiltà, insomma, per contrastare tra l’altro i desolanti dati sulla povertà educativa (e l’analfabetismo funzionale o di ritorno) in Italia, che sarebbe piaciuta molto a Giuseppe Pontremoli, maestro, critico e scrittore precocemente scomparso (autore fra il resto di quello splendido libro-testamento sul vizi impunito di leggere che è L’elogio delle azioni spregevoli, edito dall’Ancora del Mediterraneo nel 2004).
«Ma soprattutto, una grande sfida comune e partecipata, che ha aperto nuovi orizzonti per il libro cartaceo anche nell’era digitale», spiega con entusiasmo Giovanni De Sanctis, 60 anni, storico libraio con 41 anni di esperienza sul campo alle spalle e un presente di vicedirettore della libreria Paoline di Napoli, in via Duomo 145, guidata da Suor Gelsomina De Micco. Un esempio concreto? È incarnato dai ragazzi e dai docenti che continuano ad affollare le sale dell’ampia e storica libreria accanto alla cattedrale di Napoli, che fronteggiano la Biblioteca dei Girolamini, bene culturale da considerare patrimonio mondiale dell’umanità: sono giovani e giovanissimi che vengono da San Giovanni a Teduccio, dove l’Isis «Rosario Livatino» ha messo in pratica il progetto di alternanza scuola-lavoro con l’impegno in libreria di studenti ben lieti di promuovere libri amati. E circa dieci classi vengono anche da Soccavo, dalla scuola media statale «Pirandello» dove docenti illuminati hanno pensato che dopo le lezioni mattutine in aula fosse doveroso e bello far cultura anche nel pomeriggio, alternandosi in libreria per la campagna #ioleggoperché. Un valore aggiunto all’educazione curricolare.
«Non a caso – spiega ancora il libraio De Sanctis – la nostra adesione non si è limitata all’accoglienza dei ragazzi messaggeri in libreria, ma ha seguito un itinerario di preparazione prima, durante e dopo i giorni della raccolta libri, con incontri nelle classi sulla storia del libro, l’evoluzione del supporto cartaceo, la sua contestualizzazione dalle origini ai giorni nostri». Già. Perché non c’è conoscenza senza amore, e viceversa: tant’è che i paladini della lettura delle Paoline, ad esempio, tengono a sottolineare l’aura di sacralità legata alla nascita del libro: «Basti pensare al plurimillenario Libro dei morti dell’antico Egitto – conclude De Sanctis – dove le tecniche dell’imbalsamazione rinviavano a quel passaggio tra vita e morte dalla forte valenza simbolica; oppure, si pensi alla bimillenaria civiltà cristiana fondata sul Libro dei libri, quella Bibbia che è stato il primo libro stampato (e più venduto) al mondo». Storie della grande Storia che ci hanno plasmato, e che riescono ancora oggi ad attrarre i più giovani, “nativi digitali” capaci di vivere con stupore persino il rapporto olfattivo con l’oggetto libro, da (ri)scoprire anche con il suo profumo che nessun tablet o pc potrà mai emanare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino