Il Ventennio fascista ha lasciato un segno nella memoria di tutti: dopo la dittatura e la guerra si è finalmente ricominciato a ricostruire, a mettere insieme dei tasselli...
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I curatori della mostra, Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante, hanno affermato quanto sia «importante raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche». La mostra ha l’intenzione di restituire, attraverso una serie di immagini e testimonianze, l’umanità negata a queste donne colpevoli, spesso e volentieri, soltanto di non essere state capaci di adeguarsi agli stereotipi culturali del regime e di non aver rispettato completamente i doveri della “Rivoluzione Fascista”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino