Le foto di Anzani dalla «fine del mondo» al sarajevo supermarket

Le foto di Anzani dalla «fine del mondo» al sarajevo supermarket
Le parole offrono belle opportunità, i loro significati inchiodano e ampliano significati. “Fine del mondo del fine” è il riuscito incastro di parole che...

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Le parole offrono belle opportunità, i loro significati inchiodano e ampliano significati. “Fine del mondo del fine” è il riuscito incastro di parole che dà il titolo alla personale di Luca Anzani – si inaugura questo venerdì (il giorno 23, alle 20) al sarajevo supermarket – e che racconta già molto del suo senso. Perché non solo ci si trova in effetti dinanzi a scatti prodotti circa un anno fa “alla fine del mondo”, ossia in Argentina, ma soprattutto si vuole porre sul piano un concetto forte e ben preciso: quello della fine del fine, inteso come obiettivo utilitaristico.


Anzani muove dal (e si muove intorno al) potlatch – pratica presente (sebbene sia stata resa illega le sia in Canada sia negli Stati Uniti, seguita a sopravvivere) nelle tradizioni di alcuni popoli nativi americani, che si articola proprio in una rinuncia ai “beni di prestigio”. Meglio ancora, al loro dono, alla loro dilapidazione. Un meccanismo che – indicando nell’elargizione dei propri possessi, invece che nella loro conservazione, il rango di chi lo mette in atto – ne innesca un altro che va nella direzione della reciprocità della pratica. E dunque, a un ciclo continuo di “economia del dono”. 

Ebbene, le immagini di Luca Anzani vogliono dunque essere dei “doni” anch’esse, “contro la logica del fine alla base del principio del lavoro e della produzione. Anche nelle arti”.

Ma non solo: esse vogliono tenersi lontane dall’odierna “società dell’immagine” che – con una iper-produzione spesso neppure osservata dall’altro – tende a falsificare e patinare la realtà, con il fine di tappezzarne, coprirne certe vacuità. E vogliono per contro affermare con forza che è ancora possibile guardarla onestamente, quella realtà, con tutte le sue zone d’ombra, le sue ambiguità, i suoi dati non codificati. Che è possibile ancora, in questo mondo, di questo mondo, avere una visione: “una visione in grado di conservare il segreto insito nell’immagine e, quindi, di stabilire con quello un rapporto di intima complicità”.

Il sarajevo supermarket si trova a via Matteo Ripa 7. 

La mostra è visitabile sino al 22 marzo, tutti i giorni, previo appuntamento telefonico (ai numeri 328/9677340 e 347/4735564); ulteriori informazioni alla pagina Fb.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino