Ci sono epoche di protagonisti sbirri ed epoche di protagonisti banditi sostiene Giancarlo De Cataldo, uno che di thriller se ne intende. Nella nostra cronaca quotidiana, al...
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A voler tracciare la geografia di questo libro bastano pochi punti tracciati sulla mappa di Napoli: il Palazzo di Giustizia, il Centro Direzionale, la redazione del più grande quotidiano del Sud, il quartiere nobile di Posillipo e quello più plebeo del Rettifilo, con una puntata a Ovindoli.
I personaggi che Del Gaudio mette in scena sono quelli, di varia umanità, che abbiamo imparato a conoscere per mestiere o per curiosità in questi anni fluidi dove tutto scorre senza lasciare apparente traccia. C'è Ugo, l'assessore regionale che s'è infilato in una brutta storia di tangenti e davanti al casino ha deciso di togliersi di mezzo suicidandosi per recuperare un po' di dignità. C'è Giorgio detto Pollicino, uno spione che ha fatto carriera nella polizia giudiziaria e che torna a Napoli per organizzare una operazione in grande stile che lo lancerà ai piani alti. Ci sono due giornalisti. Adriano detto GdC («giornalista del c...»), di quella razza disinvolta che si presta a fare da pedina a un gioco più grande di lui, un pennivendolo che ogni tanto ha qualche scrupolo. Sergio è il capocronista deluso in attesa della pensione, uno che ingabbia la sua esistenza nella griglia del giornale (titolo occhiello e catenaccio) e che riscopre nel cassetto una inchiesta su Calciopoli abbozzata e mai terminata.
Ma c'è anche la nuova generazione, Alessandro, lo stagista blogger che tampina Adriano e fa inchieste per conto suo. Infine, il giornalaio Massimo «gola profonda» di Adriano e Kryptonite-Mia, la donna desiderata da lontano. E insomma, tornando alla domanda iniziale, in questa storia i buoni e i cattivi tendono a mescolare i generi appena si presenta l'occasione. In questo caso, la pietra nello stagno è il ritorno in scena di una inchiesta giudiziaria degli anni Ottanta con conseguente omicidio di un ex boss pentito della camorra.
Faide tra clan, totonero, calcio scommesse, progetti immobiliari gonfiati dai soldi del post-terremoto, il danaro della coca di Secondigliano che finisce nella nascente edilizia del Milanese, qui tutto si ripresenta agli occhi dei protagonisti, un paio dei quali ansiosi di fare lo «scooppetto».
Senza cedere a rappresentazioni di maniera, Del Gaudio manipola la scottante materia, evidentemente tratta dal suo lavoro quotidiano, mimando in ciascuno dei protagonisti un ininterrotto monologo interiore. Una scrittura rapida, istintiva, viscerale, che disegna con efficacia i personaggi e ricompone a tasselli successivi, voce narrante su voce narrante, una vicenda oscura che ha segnato uno spartiacque per la città. Soprattutto perché ha dimostrato «il livello di mistificazione raggiunto da alcune indagini penali al centro della cronaca giudiziaria degli ultimi anni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino