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Un poeta che è anche economista. Cesare Imbriani affronta nuove sfide. Nominato di recente consigliere di amministrazione della Fondazione Roma Sapienza, raccoglie il consenso della critica per il suo libro “Mille e mille gnomi”, ristampato nel 2020 (Manni editore).
Ma nasce da lontano la passione di questo studioso napoletano. La sua prima pubblicazione risale all’età di 25 anni.
Cucchi ne coglie l’essenza, e sostiene che l’ultimo libro di Imbriani «può far pensare a Nelo Risi, il maestro in questo genere». Narrazione che è il frutto di una assidua osservazione della realtà contemporanea. Con una vena di «tagliente ironia e arguzia», Imbriani ha il coraggio di dire come vanno le cose nella nostra società. Così «ci coinvolge nel tempo della vertiginosa vacuità interiore, della volgare tendenza ad un narcisismo di massa».
«Tra sguaiati saltimbanchi e ballerine di fila/ che si sentono étoile il nano che aspira/ a un sovra tacco alza il livello/ a cui con avida monotonia/ aspira», recita Imbriani nella sezione del libro intitolata Potpourri. Originale, in questo caso, la sua costruzione dell’epigramma che, sottolinea Cucchi, «riesce ad evitare il pericolo del frammentismo». Nello stesso tempo la sua vena di tagliente ironia e arguzia risulta molto comunicativa. Con una poesia dedicata a Napoli l’autore sottolinea, poi, il valore delle origini. In luce i due elementi chiave dell’energia e della decadenza.
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